Io stesso mi accorgo che, quando parlo ai miei alunni di letteratura, parlo sempre d’amore: gli Stilnovisti, Dante, Petrarca, Boccaccio…, come si fa a non parlare d’amore? E non è un caso, dunque, che questo libro abbia trovato la sua genesi a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, negli anni di insegnamento di Prete presso l’Università di Siena, com’egli ci avverte nella conclusiva Nota bibliografica (p. 351). Insegnare letteratura significa insegnare che cosa sia amore. Il che non vuol dire darne una semplice definizione, bensì passare in rassegna gli innumerevoli racconti che hanno tramandato nei secoli l’idea dell’amore. Soccorre l’autore lo studio comparato della letteratura, che gli consente di muoversi agilmente tra le varie letterature nazionali europee (e non solo), dagli autori antichi, greci e latini, ai moderni, con incursioni rapide ed efficaci nel campo delle arti figurative (e forse l’editore avrebbe fatto bene a donarci un necessario apparato iconografico), in un susseguirsi di voci, ognuna delle quali riprende a suo modo e continua il millenario discorso amoroso. Un discorso che rimane unitario nella varietà dei suoi toni, fondamentale per la civiltà occidentale che su di esso ha sviluppato la propria paideia e che, dunque, oggi è più attuale che mai. Paideia, ovvero educazione dei giovani (e non solo) che nell’amore può trovare una sorta di risarcimento del “tempo tragico” nel quale stiamo vivendo. Ne parla lo stesso Prete quando, a proposito della pandemia da covid-19, durante la quale ha scritto l’ultima parte del libro, definisce il discorso amoroso, sia pure attenuando l’asserto con un punto interrogativo, come “una difesa contro il tempo tragico” (p. 351). E dal momento che il tempo storico è sempre un tempo tragico, si comprende bene perché l’homo sapiens abbia cercato di difendersene nell’unico modo che gli è stato possibile, elaborando una letteratura che nel discorso amoroso trova il suo centro di irraggiamento. Prete ci ha dato un compendio ragionato di quanto è stato scritto sull’amore, a partire dal Simposio platonico, la cui lettura è centrale in questo libro, senza pretese di esaustività (chi può dire di aver letto tutti i libri?), ma con grande ricchezza di esempi, che ne fanno una vera summa sull’argomento. Vi leggo non solo l’urgenza di una sintesi che giovi a porre un punto fermo sul cammino della civilizzazione, ma anche un serio ammonimento a chi oggi, e sono in troppi, pensano di relegare questo tema (e con esso l’intera letteratura), tra i discorsi di “bella letteratura”. Se cade questo baluardo della nostra civiltà, dietro l’angolo è la barbarie, il ritorno alla selva, la violenza, la morte. Da questo punto di vista, Carte d’amore contiene una parola ultima che a tutti conviene apprendere e rispettare.
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Merci Gianluca pour ta belle et fine recension de “Carte d’amore”, qui laisse si bien voir l’étendue et la profondeur du travail accompli par Antonio Prete.
“sorta di risarcimento del tempo tragico” dis-tu en écho à l’auteur lui-même qui, constatant la coïncidence entre l’achèvement de son travail et le contexte de la pandémie de covid, s’interroge sur une éventuelle stratégie de “difesa contro il tempo tragico”.
Me vient pourtant la pensée que l’amour, et sa forme d’expression littéraire et artistique, plutôt que “divertissement”, est une partie intégrante, fondamentale, du tragique de la destinée humaine, dans la mesure où nous en est donnée une perception des plus vives, des plus douloureuses.
Amitiés. Annie Gamet