Inchiostri 138. Primo inchiostro leccese / Per Vittorio Bodini

di Antonio Devicienti

E il poeta visionario cercò l’ombra dell’olivo nella calura dell’ora meridiana. Attorno era pietra bianca affiorante, conche di terra rossa, radi olivi o fichi.

L’aria rovente.

Seduto contro il tronco della pianta, dalla veglia meridiana generò il sogno di una città simile a una macchina di teatro o scatole di tenerissima pietra e luce. Appoggiò la città sopra la pianura calcinata dal sole e cominciò a costruirla e a percorrerla edificio dopo edificio.

Bodini si sapeva prigioniero in quell’universo copernicano e galileiano, costruì un labirinto di sogni, o poema infinito, in un giuoco a perdersi nella selva d’invenzioni, nella gratuità delle sue invenzioni, in catene o sequenze od ondate di ghirlande di pietra colonne tortili mascheroni volute balaustrate aggetti arcate doccioni figurati cornici putti alati scaloni torciglioni colonne d’angolo edicole merlature bugnati anditi e – –

Il poeta visionario soffriva, quel sonno gli procurava fitte orribili al capo. Forse era malato: malinconia o lontananza.

Poi nel sogno si sognò seduto sulla scalinata della Chiesa del Rosario, quella con le colonne tortili sulla facciata e da lì sognava la Scatolacattedrale dentro la quale accendere un teatro labirintico di specchi cortine e veli. Fece una luna di tufo (quella pietra porosa emersa dal mare, ancora intrisa di salino assieme a fossili marini) e la sospese nella Scatolacattedrale, poi la sdoppiò in un astro nero e lasciò salire, salire, salire i due globi nello spazio delle incantagioni.

Pubblicato in Bodiniana, Inchiostri di Antonio Devicienti | Contrassegnato | Lascia un commento

Manco p’a capa 231. Attenzione: sta montando la rabbia!

di Ferdinando Boero

Il giustiziere che punisce chi opprime i deboli è un classico del repertorio cinematografico, da Robin Hood e Zorro fino ai supereroi e ai personaggi interpretati da Bronson, Neeson, Cruise e Statham. L’uccisione del cattivo è accolta con sollievo dal pubblico: ha avuto quel che meritava. In Fight Club c’è l’11 settembre, prima che l’evento si verificasse davvero. Un recentissimo caso richiama queste suggestioni: un tale che ha fatto i milioni con le assicurazioni, magari negando l’aiuto promesso, grazie a una piccola clausola in un contratto incomprensibile, è stato assassinato (attenzione: non “giustiziato”) da un apparente “giustiziere” che sui proiettili ha inciso parole che richiamano le modalità con cui le assicurazioni negano quanto promesso.
Circolano pubblicità che promettono grandi guadagni dall’investimento dei propri risparmi, dichiarando che il capitale è a rischio e può essere perduto. Una pubblicità prometteva: Obiettivo di protezione costante e Puoi chiedere il rimborso quando vuoi e poi, piccolo: non vi è garanzia di rendimento o di restituzione del capitale. La protezione costante è un obiettivo, ma potrebbe non essere raggiunto; il rendimento non è garantito, puoi chiedere la restituzione, ma la richiesta potrebbe non essere accettata! Quanti hanno perso i propri risparmi, affidati a gestori di investimento che promettevano mirabilie, firmando contratti con clausole scritte in piccolo?

Pubblicato in Manco p’a capa di Ferdinando Boero | Contrassegnato | Lascia un commento

Curiosità

di Paolo Vincenti

“Sono già via
scrivo da questo mare, sono già via
non si farà legare l’anima mia
fatta di roccia più dura
perché l’anima è un concetto senza età
senza famiglia né bandiera”

(Ulisse– Enrico Ruggeri)

Che cos’è la curiosità? La definizione del Devoto Oli: “desiderio abituale o episodico di rendersi conto di qualcosa per vie insolite o per motivi personali, talvolta, sintomo di indole leggera e pettegola, ma non necessariamente biasimevole”. Cicerone, nelle Tusculanae disputationes, parla di curiosus nel senso di “curioso, indagatore” (“Chrysippus… est in omni historia curiosus”1), ma anche nel De finibus dice curioso nel senso di “molesto, importuno”, dal greco periegos2. Nel linguaggio parlato, che attinge dal dialetto, curioso vale “stravagante, bizzarro”, “è curiosu” in dialetto salentino indica una persona di spirito, simpatica, pronta a fare battute, mentre “curiositusu” indica una persona che si interessa di tutto, spesso impiccione, ficcanaso. Si tratta di una forma di curiosità pettegola diffusa soprattutto nei paesi di provincia, nei borghi rurali o montani della nostra Italia, in quei posti insomma in cui ci si conosce un po’ tutti ed è facile che ciascuno voglia sapere di più della vita degli altri, parenti o amici che siano. In psicologia si intende con questo termine una motivazione di base, comune all’uomo e all’animale, che spinge alla ricerca del nuovo, all’esplorazione, alla ricognizione di ciò che è estraneo a sé stessi e al proprio ambiente. Non è un bisogno primario fisiologico, come mangiare e bere, ma muove un impulso dentro di noi che trova soddisfazione nel momento in cui viene realizzato. “Dato il tipo di attività essenzialmente rivolta al conoscere, la curiosità si può definire anche come motivazione cognitiva alla base di qualunque comportamento rivolto ad esplorare e conoscere il mondo esterno”3. La curiosità appunto non è mica un male, anzi, se è appassionata, spinge i creativi a comporre le proprie opere, si manifesta come ispirazione, fervore, uzzolo, ghiribizzo, sfizio. Se gli scrittori non osservassero le vite degli altri come produrrebbero i libri oppure i cantanti impegnati, oggi i trapper, cosa scriverebbero nelle loro canzoni? Se i giornalisti non indagassero nella vita dei personaggi pubblici come produrrebbero le loro inchieste? La curiosità muove i ricercatori e gli esploratori, spinge i naviganti a mettersi in viaggio. E il viaggio è ragione di vita per Ulisse, l’uomo “dal multiforme ingegno”, definito da Omero polùtropos, “versatile”, da Livio Andronico versatus, e da Orazio duplex4, che diviene per Dante (nel XXVI Canto dell’Inferno) uomo astuto e intraprendente, mosso da inestinguibile curiosità verso il mondo e le cose, riscattato dalla condizione di brutalità e spinto verso la virtù e la conoscenza. Quella curiosità è forte in colui che “al largo sospinge ancora il non domato spirito”, come dice Umberto Saba nella poesia intitolata proprio Ulisse.

Pubblicato in Prosa | Contrassegnato | Lascia un commento

Presentazione di Paolo Vincenti, Donne di potere nell’Alto Medioevo . Supersano, 12 dicembre 2024

Pubblicato in Avvisi locandine e comunicati stampa | Lascia un commento

Il valore dell’arte e quello dei soldi

di Gigi Montonato


Tycoon cinese mangia la banana di Cattelan,

Su cosa sia l’arte si discute da sempre, è una delle discussioni più ricorrenti e appassionanti di ogni tempo. Nei manuali scolastici di filosofia vengono proposti all’uopo due riferimenti fondativi, Platone e Aristotile. Uno diceva che l’arte è imitazione dell’Idea che è nell’Iperuranio, l’altro riteneva che l’arte è imitazione della Natura; uno guardava al Cielo, l’altro alla Terra. In comune l’imitazione. Gira e rigira ancora oggi è così.

Il caso del nababbo giapponese che si è assicurato la banana di Cattelan per sei milioni e duecentomila euro, che peraltro ha poi mangiato, ha riproposto la questione di che cosa sia l’arte, non senza risvolti umoristici e irritanti. Mi spiego con un aneddoto vero. Un giovane di qualche anno fa, di quale paese non ha importanza, diplomato all’istituto magistrale e perciò maestro di scuola, regolarmente disoccupato, se ne andava in giro piuttosto sbiellato per ragioni un po’ ereditate e un po’ trovate nella società. Aveva scritto perfino un opuscolo, Teoria folle della vita, e un po’ per gioco, un po’ per finta e un po’ sul serio dava di matto. Quando aveva bisogno di soldi prendeva un pezzo di carta e vi scriveva sopra “vale L. 10.000”, o “100.000”, a seconda di quanto gli serviva in quel momento. Si presentava allo sportello di una banca o dell’ufficio postale e chiedeva all’impiegato di cambiargli la “banconota”. Alla risposta di quello, un po’ sorpreso e un po’ divertito, farfugliava poche parole e poi se ne andava. Non era un tipo pericoloso, per fortuna sua e degli altri.

Pubblicato in Arte, Prosa | Contrassegnato | Lascia un commento

Taccuino di traduzioni 12. Omaggio a Pierre Alféri

di Antonio Devicienti

Portrait of Pierre Alferi 09/03/2022 ©Jean-Luc Guerin

Lavata dalla notte la città ha
un’aria di corte assolata
e deserta (rumore
sommesso dalla scuola) –
nessun adulto mi vede
– un banco,
una sbarra a più accessi,
imposte accostate, finestre chiuse –
meno che al secondo piano due
bolle d’intimità
penetrate dall’obiettivo –
una vecchia coi riccioli,
un giovane elegantissimo
fanno capire che
essere è essere
attraversati
dal pieno giorno – un rumore d’otturatore,
una pausa:
hanno chiuso insieme
sul fare del mattino
i finestrini di un convoglio
in partenza.

Lavée par la nuit la ville a
des airs de cour ensoleillée
déserte avec la rumeur
off de l’école —
aucun adulte ne me voit
— un banc
une barre à entrée multiple
volets fermés, fenêtres closes
sauf au deuxième deux
bulles d’intimité
crevées par l’objectif —
une vieille mise en plis
un jeune épinglé
posent la condition
être c’est être
percé
à jour — un bruit d’obturateur
une pause
ils ont fermé ensemble
sur le premier temps du matin
les hublots d’un convoi
qui démarre.

(da Brefs, P.O.L. Éditeur, 2016)

Pubblicato in Traduzioni di Antonio Devicienti | Contrassegnato | Lascia un commento

Nuove segnalazioni bibliografiche 36. Invidia

di Gianluca Virgilio

La “norma fondamentale” che caratterizza il pensiero dei Greci in epoca arcaica e classica è che “la vita deve essere una mescolanza di beni e di mali, il principio empirico secondo il quale una fortuna eccessiva finisce inevitabilmente in una catastrofe e infine il destino, che una volta assegnato non può essere cambiato” (p. 190). Desumo questa citazione da un recente libro di Dino Baldi, È pericoloso essere felici, Quodlibet, Macerata 2023, che reca come sottotitolo L’invidia degli dèi in Grecia. Gli esempi che l’autore fa nel corso della sua trattazione sono molti: Prometeo, Creso, Policrate, Serse, Agamennone, le cui vicende finiscono in tragedia per l’intervento inesorabile del phthonos theòn, ovvero l’invidia degli dei, che non tollera la loro “felicità”. Il virgolettato serve a chiarire che il termine “felicità” va inteso nel senso più ampio, come sinonimo di potenza, ricchezza, benessere raggiunto e goduto nella sua pienezza, a tal punto da suscitare il risentimento divino. Platone ed Aristotele inaugureranno un diverso modo di guardare al divino, non più preda delle più basse passioni umane. Come può un dio essere invidioso? Noi oggi certo non lo capiamo ed è per questo che la moderna concezione del divino inizia con i due grandi filosofi su menzionati, che tanta parte hanno avuto nell’elaborazione della teologia cristiana.

Pubblicato in Recensioni e segnalazioni | Contrassegnato | Lascia un commento

To’ francate

di Giuseppe Greco

To’ francate te pasta

to’ francate te luna

to’ francate te celu

            pe’ ttie

            ca cusi scusi sciurnate           

            ‘mpise a llu jaggiu

comu sira ‘llucisciuta a lle stelle

to’ francate te luce

intr’a luce t’u scuru

intr’i culori t’u core               

intr’a mmare ogni giurnu

to’ francate t’amore.

                (10.2.2002 h. 00,16)

Pubblicato in Poesia | Contrassegnato | Lascia un commento

Gaetano Minafra, Arte sacra 17. Madonna con bambino

Colori acrilici, pietre preziose su legno, cm. 55 X 70, 2021.
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento

Il Festival di Sanremo e il gesto disperato di Luigi Tenco

di Antonio Errico

Quando cominciò era il principio degli anni Cinquanta. C’erano ancora le macerie della guerra. Presentava Nunzio Filogamo: cari amici vicini e lontani. Vinse Nilla Pizzi che cantava così: “Grazie dei fior. Fra tutti gli altri li ho riconosciuti. Mi han fatto male, eppure li ho graditi”.

L’ Italia era povera, rurale, contava 4 milioni di analfabeti; forse era anche allegra nella sua innocenza, certamente triste nella sua miseria. Un chilo di pane costava 115 lire, la pasta 180, la carne 870; un paio di scarpe da uomo 4.700, un biglietto del cinema 130 lire.

Poi quegli anni andarono e ne vennero altri; vennero altre storie. Poi venne e passò il Sessantotto; vennero e passarono gli anni di piombo, la stagione delle stragi, gli anni del riflusso, quelli dell’effimero; cambiarono i costumi, le mode, le voghe, cambiarono i governi, i papi, i partiti. Sotto i ponti passarono fiumi in piena, che travolsero molto, lasciando relitti galleggianti.

Pubblicato in Prosa | Contrassegnato | Lascia un commento

L’una e l’altra vista

di Antonio Prete

Versa il rosa nel platino, l’aurora.

Poi nel celeste si dissipa il giorno.

E la luce del meriggio riaccende

nella pietra il respiro.

.

Nella spenta trasparenza s’inombrano

le piante. Si scurisce l’arabesco

dei larici nel brividio del lago.

.

Vestita d’alabastro

la luna solca il neroblu del cielo.

.

Un’altra luce penetra le tende,

fruga in perdute stagioni, diventa

fondale chiaroscuro

al ricordo, al pulsare dei pensieri.

.

Difficile conquista l’armonia

tra l’una e l’altra vista.

Pubblicato in Poesia, Tutto è sempre ora di Antonio Prete | Contrassegnato | Lascia un commento

Luigi Latino, Robotizzati


Acrilico su tela cm 40×50, 2024.
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento

Parole, parole, parole 39. L’ideologia woke e l’«immondo sangue dei negri»

di Rosario Coluccia

Woke (letteralmente ‘sveglio’) è un aggettivo inglese con il quale ci si riferisce allo ‘stare allerta’, ‘stare sveglio’ nei confronti delle ingiustizie sociali o razziali. Con questo significato la voce si è diffusa nella lingua inglese nel 2017 attraverso il movimento attivista statunitense Black Lives Matter (letteralmente: ‘Le vite dei neri contano’) originatosi all’interno della comunità afroamericana, impegnato nella lotta contro il razzismo, specificamente quello diretto contro le persone nere. Black Lives Matter negli Stati Uniti d’America organizza manifestazioni per protestare contro la discriminazione razziale, la disuguaglianza del sistema giuridico, la brutalità della polizia. Il movimento è diventato mondialmente noto nel 2020, a seguito dell’omicidio di George Floyd avvenuto il 25 maggio di quell’anno nella città di Minneapolis, in Minnesota. Il filmato dell’arresto, in cui un agente di polizia tiene immobilizzato Floyd premendogli per quasi nove minuti il ginocchio sul collo, ebbe vasta diffusione nei media internazionali e portò a manifestazioni di protesta contro l’abuso di potere da parte della polizia. Ho rabbrividito vedendo le immagini girate da una passante, trasmesse da centinaia di reti televisive e visualizzate su milioni di telefonini, ma la conversazione avvenuta in quei terribili 8 minuti e 46 secondi in cui un omone enorme schiaccia con il suo ginocchio il collo di Floyd è ancora più atroce, se possibile. «I cant’ breathe» ‘non respiro’ ansima Floyd più volte. E l’agente di rimando, continuando a gravargli sul collo: «Basta parlare, basta urlare. Ci vuole un sacco di ossigeno per parlare».

Pubblicato in Linguistica, Parole, parole, parole di Rosario Coluccia | Contrassegnato | Lascia un commento

Ufficio Smarrimenti & Ritrovamenti

Una ‘drammatica’ cronaca barese d’altri tempi

di Antonio Mele ‘Melanton’

         All’Ufficio “Smarrimenti & Ritrovamenti” di Bari, non lontano dal nuovo Teatro Margherita e dal Lungomare, c’era molta folla, quella mattina del primo agosto dell’anno di grazia 1929, e i due Impiegati facevano gran fatica a esaudire le numerose e pressanti richieste del pubblico.

         Uno Strano Signore, completamente decapitato, agitava freneticamente verso lo sportello una fotografia che riproduceva un volto a grandezza naturale, e di tanto in tanto l’avvicinava a sé, ponendosela sul collo.

      Il Maggiordomo che l’accompagnava cercava di spiegare all’Impiegato dietro lo sportello: – Vedete? il signor Conte ha perso la testa per una Ballerina… Osservate bene la fotografia e controllate cortesemente se la testa del signor Conte è stata ritrovata!

      Alle loro spalle, tra sbuffi e spintoni, un Uomo col cappello sulle ventitré farfugliava rumorosamente che l’avevano mandato lì perché aveva perso la memoria, mentre un Celebre Oratore seguitava ad urlare: – Insomma, sono due settimane che vengo qua, e domani ho la conferenza… Allora, l’avete trovato il filo del mio discorso?”.

      La confusione cresceva, finché sul posto non intervenne un burbanzoso Gendarme, con tanto di mustacchi scuri e di sciabolone alla cintola, che con voce poderosa ordinò: – Silenzio, o faccio sgombrare! Poi, con tono sarcastico, aggiunse: – Ci mancherebbe che, oltre al resto, perdiate pure la calma!

      La folla zittì, e sotto lo sguardo severo del Gendarme ripresero le richieste.

Pubblicato in I mille e un racconto | Contrassegnato | Lascia un commento

Consonanze. Percorsi tra note e parole – Nardò, 9 dicembre 2024 – 7 maggio 2025

Pubblicato in Avvisi locandine e comunicati stampa | Lascia un commento

Antonio Stanca, Universum A-36


 12-04-2004, olio su MDF, cm 39,8 X 39.8.
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento

Yesterday

di Ferdinando Boero

Su alcuni treni si possono vedere film: ne ho approfittato e ho guardato Yesterday. Racconta la storia di un cantante che, a seguito di un incidente e di un evento planetario di distorsione temporale, è l’unico a ricordare dell’esistenza dei Beatles, scomparsi dalla storia assieme alla Coca Cola e alle sigarette. E quindi inizia a proporre le loro canzoni come proprie, raggiungendo un successo planetario.
Ho visto i Beatles in concerto, a Genova, nel 1965. Avevo 14 anni. Il primo 45 giri che ho comprato è stato Twist and Shout, e il primo LP è stato Beatles for Sale. Dopo due anni, sempre a Genova, ho visto gli Stones. I Beatles hanno segnato il mio imprinting musicale. L’imprinting è stato scoperto da uno zoologo-etologo, e gli fruttò il Nobel. Riguarda l'”impressione” nella memoria di animali appena nati della prima figura che vedono al momento della nascita. Famosa l’immagine di Konrad Lorenz seguito da una fila di paperelle che hanno visto lui al momento della schiusa delle uova che le contenevano, riconoscendolo come loro madre. Io ho “seguito” i Beatles. Mi sono molto immedesimato in Yesterday, la riscoperta di quelle canzoni mi ha portato alla ricerca del tempo perduto, a quando le ho sentite la prima volta, agli eventi della mia vita che sono stati accompagnati da quelle melodie. Non sapevo l’inglese, allora. Le cantavo imitando suoni di cui non comprendevo il significato. Dopo, mi sono accorto della loro banalità: Voglio stringerti la mano, Lei ama te, fino a Lucia nel cielo con i diamanti e a Tutto quello di cui hai bisogno è l’amore. Non erano le note o le parole ad essere importanti, era la vita che stavo vivendo, che si accompagnava a quei suoni. I Beatles avevano i capelli lunghi, così mi feci crescere i capelli. Comprai anche un berretto simile a quello di John Lennon in Help, gli stivaletti alla Beatles e i jeans scampanati indossati da Harrison mentre attraversa Abbey Road. I capelloni erano considerati strambi, dai benpensanti, compresi i professori di scuola. Quell’abbigliamento, quel modo di presentarsi, era considerato riprovevole.

Pubblicato in Cinema, Memorie | Contrassegnato | Lascia un commento

Inchiostri 137. Quarto inchiostro romano / Scipione

di Antonio Devicienti

Era lavica rossa pittura Piazza Navona quei secoli lunghissimi e brevissimi in cui Scipione divorò la vita. Anche sulla Piazza ellittica e colonnata del Bernini e sulle mani rattrappite del Cardinal Decano turbinava il porpora della rivolta.

Immagina Roma sotto una colata densissima di lavico colore e il pittore al lavoro oppure la torre in Cosmedin ferma al passaggio dell’eclissi mentre sul Ponte gli angeli segnavento specchiavano l’alba sopravveniente nelle loro allucinate pupillle.

Così, nello sguardo e nel desiderio, fondò la città stratificata che taglia il vento e non dimentica nessuna luna né sabbia né conchiglie né rossi laterizi, ché il pittore discendeva nella sabbia nelle conchiglie e nei laterizi di San Clemente traversando i furori delle ere, di mitreo in mitreo e di basilica in basilica.

Lì, con soprassalto, forse udì il Nolano nobilmente gridare e vide i suoi aguzzini concepirne terrore, per cui stese di colori di merisiana visionarietà e di densissima scipionarietà turbinavano nel cielo e sulle verdure di Campo de’ Fiori. Rogo che ancora non s’estingue e andirivieni continuo tra ieri e oggi, tra oggi e ieri, così che di nuovo Roma aveva cieli violaporpora mentre il Ponte angeloforo livido riverberava come la Toledo del Greco.

Pubblicato in Inchiostri di Antonio Devicienti | Contrassegnato | Lascia un commento

Abbasso il mare

di Paolo Vincenti

“È stato un temporale
pigro e passeggero
e il sole è su che brucia
in cielo, sulle tegole
ma non avevo visto mai un arcobaleno
essere centrato in pieno
da una rondine
come un lampione che si accende
in pieno giorno inutilmente”.

(Ferragosto – Samuele Bersani)

Ad agosto, “quando incrudelisce la rovente criniera del Leone” per dirla con Marziale1, qui da noi fa molto caldo, specie quando è scirocco, cioè quasi sempre. Il vento umido dal sud non fa respirare, attanaglia in una cappa di caldo, mosche e zanzare, e c’è chi lo vive come una vera maledizione. È il favonio, “sciroccu mputtanatu”, si dice in dialetto salentino. Io, ad agosto, quando prendo le ferie, mi trasferisco nella residenza estiva ma negli ultimi anni lo faccio più per compiacere mia moglie, che ama (come il 99% degli italiani) trascorrere le ferie al mare, che per reale convinzione. Anzi, a dirla tutta, ormai per me non è nemmeno un piacere, avendo sviluppato negli ultimi tempi una vera idiosincrasia per il mare e la spiaggia. Starò invecchiando? Non lo so. È certo che la confusione delle spiagge affollate ad agosto, il frastuono prodotto dalla musica ad altissimo volume, dai bambini schiamazzanti, dal passaggio di yacht, moto d’acqua, elicotteri, pedalò e gommoni, mi creano profondo fastidio che non riesco neanche a dissimulare, con la conseguenza che in quelle rare permanenze in spiaggia il disagio mi si legge in faccia e amici e famigliari evitano persino di rivolgermi la parola perché temono di averne in risposta degli improperi. Mi lasciano così sotto l’ombrellone, come un polipo appena sbattuto sulla roccia o un granchio cui sono state strappate le chele, a leggere un libro, nell’attesa che si faccia ora di pranzo ed io possa risalire in casa dopo aver pagato pegno, cioè onorato quel debito di convivenza famigliare che mi strozza peggio del nodo dei cravattari per l’usurato. Lo scirocco porta le nuvole cariche di sabbia, la fulva caligine2, e a volte anche delle tempeste improvvise, come dice Orazio, che descrive lo scirocco scatenatore di nembi3 e lo chiama niger, cioè “negro”o “fosco”4, proprio come il colore della pelle dei venditori ambulanti che infestano le spiagge d’estate e un tempo spregiativamente chiamati “vu cumprà” o “tappetì”. Che strana evoluzione, a pensarci bene, il costume. Mutano i tempi e le abitudini della gente.

Pubblicato in Prosa | Contrassegnato | Lascia un commento

Marcello Toma, Due pennellate ispirate da “La città e le sue mura incerte” di Murakami


Gouache su cartoncino
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento