Gaetano Minafra, Arte contemporanea 26. Pensieri

Composizione polimaterica: sassi, sabbia marina, piccole pietre colorate raccolte in campagna, materiali da riciclo, cm. 70 x 70, anno 2012.
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento

Il complesso di Chirone di Ettore Catalano

di Raffaele Nigro

Torna a farci compagnia per la sesta volta il vice questore di Brindisi Donato Tanzarella. Creatura nata dalla fantasia di Ettore Catalano, già docente di Letteratura Italiana presso le Università di Bari e di Lecce. Con l’età, Catalano  ha rastremato la sua narrativa, rendendola a tratti molto scorrevole e a volte eccessivamente erudita. Il che  se da forza al carattere di un vicequestore infervorato per la cultura letteraria, talvolta tende a rallentare il racconto poliziesco che di per sé spinge il lettore a cercare l’assassino, i mandanti e le ragioni dell’atto delittuoso. E con acume Gino Dato, patron della Progedit, sta provvedendo a colmare il vuoto narrativo creato dalla editrice Laterza, dove per anni ha lavorato come editor, pubblicando una serie di narratori e poeti.

Originario di Ostuni, il vicequestore Tanzarella ha una passione profonda per le letterature comparate, un aspetto che lo differenzia dai colleghi che animano le avventure di Gabriella Genisi, di  Gianrico Carofiglio, di Mariolina Venezia. Più vicino forse a Montalbano, per una passione mai celata di Catalano per l’ironia di Andrea Camilleri e con un’aspirazione costante alla linea politica e di denuncia sociale propria di Sciascia. Tanzarella ha una fidanzata, Viola Lorusso, anatomopatologa sempre pronta ad aiutare il compagno con i suoi referti ma anche così sensibile da attorniare “mamma Immacolata”, l’anziana madre del fidanzato, rimasta vedova ad Ostuni e affidata a una badante.  

Mi colpisce di questo romanzo la divisione degli interessi di Catalano e dunque dell’io narrante tra le vicende poliziesche e le premure per una mamma che a causa dell’ Alzheimer scambia il figlio per suo marito, disprezza la cucina della badante rumena e recalcitra all’idea che debba spostarsi all’ospedale Perrino di Brindisi per accertamenti. Ma è l’aspetto più bello del romanzo. La creatura che offre maggiore umanità al tutto, in quanto introduce argomenti non casuali sulla morte e sul senso della vita.  Immacolata Tanzarella che verrà raggiunta in ospedale dalla morte. Il giovane poliziotto – ma leggi pure Ettore Catalano, rivivrà la vicenda trattandola con i versi  di Alberto Bevilacqua in Tu che mi ascolti, offrendo parole molto toccanti. ”Credevo che la sofferenza che avevo provato quando mio padre, la mia quercia, era venuto meno, fosse lo schianto più grande che si potesse provare: invece ora mi sorprendevo ad avvertire uno sradicamento ancora più profondo e inesorabile, scoprivo il buio del grembo in cui mi aveva portato, l’immensa dolcezza da cui ero venuto fuori e il disorientamento di esistere come fosse una colpa mentre lei non c’era più”.

Pubblicato in Recensioni e segnalazioni | Contrassegnato | Lascia un commento

Massimo d’Azeglio e il progetto di una letteratura nazionale: Ettore Fieramosca, ossia la disfida di Barletta (Parte seconda)

di Ettore Catalano

(continuazione)

Il romanzo di Massimo d’Azeglio,  si apre una sera della primavera del 1503 a Barletta, nello spazio delineato con sapienti tocchi cromatici, degni del miglior d’Azeglio pittore, con la misteriosa epifania di un personaggio che ostenta  una “arrogante superiorità”[1], il duca Valentino, Cesare Borgia, che avrà larga e malvagia parte nell’evolversi del romanzo del poliedrico scrittore piemontese. Il suo accompagnatore, Michele, chiede di poter cenare nella “spelonca affumicata”[2]  nella quale bazzica l’oste Baccio da Rieti detto Veleno e dove di lì a poco sopraggiungerà l’allegra brigata, guidata da Diego Garcia, che ha appena fatto razzia di bestiame per gli affamati soldati spagnoli costretti al riparo delle mura barlettane, catturando perfino tre uomini d’arme dell’esercito francese che assedia la città pugliese. Tra i prigionieri c’è il francese La Motta. Nell’osteria, tra gli avventori, un certo Boscherino ha riconosciuto il duca Valentino, ma il nome, per prudenza, gli era morto sulle labbra. Ora, avvicinato da Michele, si sente chiedere di presentarsi al duca che vuole parlargli. Mentre sta rimuginando sui rapporti tra “quell’anima dannata”[3]  e la sua presenza in Barletta viene introdotto nella camera del duca per un colloquio che si svolge inizialmente nell’oscurità più assoluta. Poi un lume portato da Michele rischiara la scena e lo scrittore ci presenta un personaggio complesso e affascinante che atterrisce con la sola sua presenza Boscherino, anzi col solo suo sguardo nel quale si mescolavano il veleno della vipera, la dolcezza invitante di un bimbo e “la  pupilla sanguigna della iena “. [4] Poche parole, tanto per chiarire che la fama di cui era circondato non era falsa e poi il duca lo spinge a tacere, sia pure per breve tempo, della sua presenza in Barletta, pena la vita.

Pubblicato in Letteratura, Scritti letterari di Ettore Catalano | Contrassegnato | Lascia un commento

Presentazione di Ettore Catalano, Il complesso di Chirone – Bari, 23 maggio 2025

Pubblicato in Avvisi locandine e comunicati stampa | Lascia un commento

Manco p’a capa 257. La strada della sostenibilità è ancora lunga e tortuosa

di Ferdinando Boero

Marchionne, quando era a capo della FIAT, disse: se un’auto elettrica prende energia da una centrale a carbone… va a carbone. Certo, diminuisce l’inquinamento in città, ma delocalizzare l’inquinamento è solo una finta. Il passaggio alle rinnovabili dovrebbe risolvere il problema.
Prima avevo un’auto a gasolio, ma oramai era vecchia e l’ho cambiata. Non volevo comprare un’auto da ricaricare alla colonnina, non c’è ancora garanzia di autonomia e di ricarica rapida. Ero soddisfattissimo dell’auto che avevo, così ho deciso di rinnovare la scelta e ho preso il nuovo modello. E’ elettrica, mi dice fiero il concessionario: le ruote girano solo grazie a un motore elettrico, sempre. E per la ricarica? No, non c’è bisogno di colonnine, c’è un motore a benzina che ricarica il motore elettrico. Quando finisce la benzina, si fa rifornimento. Semplice no?
Prima di comprarla mi sono informato, ma non ho trovato di meglio per rispondere alle mie esigenze. Se c’è non l’ho trovato e non ditemelo, che ci resto male.
Ora, tornando a Marchionne, la mia auto elettrica va … a benzina. La settimana scorsa ho fatto 1.200 km e, se avessi dovuto ricaricare da colonnine, ci avrei messo molto di più di 11 ore.
Il bello è che con il diesel facevo mille km con un pieno, e ora ne faccio 750, se sto attentissimo. E ogni 15.000 km devo fare un tagliando che costa 350 euro. L’ho fatto oggi.

Pubblicato in Ecologia, Manco p’a capa di Ferdinando Boero | Contrassegnato | Lascia un commento

Presentazione di Massimo Galiotta, Arte e pensiero critico – Trento, 22 maggio 2025


“Giovedì 22 maggio 2025 alle ore 17.30 presso il Palazzo della Regione (Sala Donna – 2° piano), in Via Gazzoletti n. 2 a TRENTO. LA REGIONE AUTONOMA TRENTINO-ALTO ADIGE/SÜDTIROL e “REGIONE FUORI DAI VETRI” in collaborazione con “ARTE TRENTINA | LA RIVISTA DELL’ARTE IN TRENTINO” per il ciclo “LA REGIONE INCONTRA L’ARTE” presenta il libro “ARTE E PENSIERO CRITICO – DIARIO DI UN CONNOISSEUR” (2024), di Massimo Galiotta, edito a Rovereto per le Edizioni d’Arte Dusatti.
Massimo Galiotta, critico d’arte, redattore della rivista Arte Trentina e autore del libro dialoga con Warin Dusatti, direttore della rivista, e Giuseppe Tasin, curatore patrimonio artistico della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol.  Per ragioni di posti disponibili in sala si chiede un’iscrizione al seguente link, al fine di valutare un’eventuale diretta streaming: https://forms.gle/LqRoWHTz36QmAa529 “
Per maggiori informazioni:
Bernadette KÖFLER – Tel. 0461201416 – email:
bernadette.koefler@regione.taa.it Giuseppe TASIN – tel. 0461202504 – email:
giuseppe.tasin@regione.taa.it


Pubblicato in Avvisi locandine e comunicati stampa | Lascia un commento

Geni incompresi

di Paolo Vincenti

Leggo sul web un articolo a firma di Aldo Nove, che dice: “Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…” [1].  Si riferisce al cantante Renato Abate, alias Garbo, che negli anni Ottanta ha avuto un discreto successo con album come A Berlino… Va Bene (1981), Scortati, del 1982 e Fotografie (1984). Garbo si rifaceva alla musica new wawe e a nomi importanti come David Bowie, Roxy Music, Japan. Il suo era in effetti un synth-pop molto sofisticato, con testi ricercati; si presentava con un look glam che andava di gran moda in quegli anni. Continua Aldo Nove: “Smettetela con i soliti cantautori: Garbo è il poeta dimenticato della musica italiana, il David Bowie nascosto sotto la polvere della nostra ignoranza collettiva. La sua discografia è un viaggio mistico tra synth, poesie e visioni che fanno impallidire tutti gli intoccabili. Cinquant’anni di carriera, zero beatificazioni: è ora di rimediare”. Nel pezzo, dopo aver rivendicato l’assoluta originalità di Garbo nel panorama della musica italiana di quegli anni, cita anche Fausto Rossi, in arte Faust’O, altro cantautore impegnato ma lontano dai lustrini e paillettes dello show business.

Pubblicato in Cantanti e cantautori di Paolo Vincenti | Contrassegnato | Lascia un commento

Luigi Latino, La fierezza


Acrilico su tela, cm. 30×40, 2025.
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento

Nell’Archivio di Michele Saponaro 3. Michele Saponaro e Emilio Cecchi, con lettere inedite (Parte seconda)

di Antonio Lucio Giannone

Lettere inedite di Emilio Cecchi e Michele Saponaro

I

Egregio Signore,

            ho ricevuto, respintami quassù, la sua lettera del 18. Io sono richiamato alle armi dal maggio 1915; e in tutto questo tempo non ho potuto affatto lavorare. Il suo invito non fa che stimolare un desiderio molto vivo, e dare forma a delle disposizioni. Non vorrei fare delle promesse generiche: entro il 15 del mese prossimo spero di poter scriverle, accompagnandole un ms. o dicendole che, nelle condizioni presenti, è impossibile. Intanto, grazie e saluti cordiali dal suo

devmo

Emilio Cecchi

24. VI. 1918

                Cartolina in franchigia postale manoscritta indirizzata a: Michele Saponaro / «Rivista d’Italia» / 14 Galleria Vittorio  Emanuele / Milano.

                Mittente: Capitano Emilio Cecchi, Capo dell’ / Ufficio di Commissariato / della 12a Divisione di Fanteria / z. d. g.

Pubblicato in Carteggi, Epistolari, Lettere, Diari, Letteratura, Scritti letterari di Antonio Lucio Giannone | Contrassegnato , , | Lascia un commento

Sei pezzi ateniesi

di Antonio Devicienti

Atene appartiene al gruppo delle città cristallizzate in immagini fisse: l’Acropoli, la Plaka e Monastiraki, luoghi comuni del turismo di massa. Ma per chi come me proviene dal Salento è proprio la cosiddetta Atene moderna, comunemente considerata brutta e priva d’interesse, ad essere stata una sorta di rivelazione: nel suo apparente disordine urbanistico mediterraneo e levantino che sembra frutto da un lato di assenza di regole, dall’altro di una singolare estrosità,  Atene offre l’occasione di perdersi per le sue strade, di scoprire accanto a luoghi fortemente segnati e condannati dalla crisi finanziaria e politica altri che sono silenziosi, eleganti, segreti oppure talmente appartati da sfumare nella campagna, ricordando quei paesi del Salento o della Sicilia penetrati di silenzio, spesso violentati dall’edilizia degli ultimi decenni, ma nei quali si trova un residuo di solidarietà e  umanità, un ritmo di vita molto meno convulso di quello di cui siamo vittime più o meno consapevoli.

Atene può allora ancora essere una delle capitali di un Sud mediterraneo dove la vita accade sulle terrazze, sui balconi, nei cortili interni, nei caffè (preferibilmente ai tavolini sistemati in piazza o sul marciapiede). In questo esiste forse una continuità con l’Atene antica, che aveva fatto dell’Agorà la  vera anima di sé stessa.

Pubblicato in Carteggi, Epistolari, Lettere, Diari, Prosa | Contrassegnato | Lascia un commento

Dire degli alberi …

di Antonio Prete

Dire degli alberi, dei loro ombrosi

pensieri. Dire del vento che li abita,

della fumida sera che li accoglie

nell’insonne torpore, della luce

che nelle albe rabbrivida le foglie.

.

Dire dei cieli che si acquietano tra i rami,

del ricordo di neve

che sta nel cuore del frutto.

.

Con quelle stesse sillabe non tacere

sulle stragi, sui loro mandanti,

sui corpi fatti cenere e memoria,

sui desideri crivellati di nero.

.        

Priva di lingua, stormendo,

la terra piange sulla ferita

che è ancora ferita.

Pubblicato in Poesia, Tutto è sempre ora di Antonio Prete | Contrassegnato | Lascia un commento

Il mausoleo a Giandomenico Sala, illustre medico di Padova, nella Pontificia Basilica del Santo

di Rocco Orlando

Monumento a a Giandomenico Sala nella Pontificia Basilica del Santo.

     La Pontificia Basilica Minore di Padova, edificata nel XIII-XIV secolo per accogliere la tomba di S. Antonio, è stata scelta in seguito come luogo di sepoltura di importanti personaggi e dei loro familiari, e questo per vari motivi come il prestigio, la potenza personale o del proprio casato, oppure la volontà di giovarsi delle preghiere dei pellegrini. Così dicono Piero Lazzarin e fra’ Giorgio Laggioni nel “Messaggero di Sant’Antonio” del 14 febbraio 2016: “Tombe, cenotafi, monumenti più o meno pomposamente bardati, tappezzano le pareti della Basilica e dei chiostri. C’è chi li ritiene elementi ingombranti, brutti ed estranei alla logica architettonica del Santuario. È vero, tutti bellissimi non sono, ma rappresentano ciascuno lo stile,  il pensare del tempo che li ha voluti, ed evocano momenti della storia della città”.

Pubblicato in Storia | Contrassegnato | Lascia un commento

Antonio Stanca, Universum A-49


31-05-2004, olio su MDF, cm 98 X 98.
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi, Letteratura | Contrassegnato | Lascia un commento

Massimo d’Azeglio e il progetto di una letteratura nazionale: Ettore Fieramosca, ossia la disfida di Barletta (Parte prima)

di Ettore Catalano

Non è certo casua1e il fatto che i primi accenni all’Ettore Fieramosca nei Miei ricordi di Massimo d’Azeglio si collochino subito dopo un violento attacco a tutto campo nei confronti della mazziniana “Giovane Italia”, nel corso di un serrato ragionamento che evidenzia, con estrema chiarezza, la concretezza del “moderato” statista e artista piemontese.  Massimo d’Azeglio contrasta, scrivendo qualche anno dopo l’Unità d’Italia, l’opinione di chi ritiene che la raggiunta indipendenza si debba all’operato di “codeste sette” [1] e riporta l’attenzione “sul carattere nazionale”, per cui “bisogna far gli Italiani se si vuol avere l’Italia: e che una volta fatti, davvero l’Italia farà da sé”[2] .

Per costruire quel carattere che costituisca un primo passo verso la conquista di una identità nazionale, d’Azeglio decide di servirsi della letteratura e progetta un romanzo capace di fondare l’ipotesi di una letteratura nazionale. Si badi: letteratura, perciò nella coscienza di d’Azeglio c’è non solo l’elemento circoscritto dall’aggettivo “nazionale”, ma anche la coscienza di operare nel campo specifico del romanzo (definibile o meno “storico”). Spesso i critici (e quelli a lui contemporanei, soprattutto), calcando la mano sull’elemento patriottico, hanno dimenticato o trascurato tale coscienza specifica e ciò ha portato a confondere nella condenda pedagogia nazionale un’opera che, se non è un capolavoro assoluto, non può tuttavia essere scambiata per un prodotto della scuola lombarda tout court (o addirittura manzoniana), né ridotta ad un feuilleton.[3]

Pubblicato in Letteratura, Scritti letterari di Ettore Catalano | Contrassegnato | Lascia un commento

Gaetano Minafra, Arte contemporanea 25. Natura meravigliosa

Colori acrilici, materiali fossili su legno, cm. 70 x 70, anno 2013.
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento

Le Vie dei Canti salentini

di Gianluca Virgilio

“Eppure mi pareva che le Vie dei Canti non fossero necessariamente un fenomeno australiano, ma universale; che fossero i modi con cui l’uomo delimitava il suo territorio, e così organizzava la sua vita sociale. Tutti gli altri sistemi adottati in seguito erano varianti – o perversioni – del modello originario.”

Bruce Chatwin, Le Vie dei Canti

A Bruce Chatwin e al suo Le Vie dei Canti ho pensato man mano che andavo avanti nella lettura del bel libro di Simone Giorgino, La parola paesaggio. Scritture del Finisterre, Milella, Lecce, marzo 2025, a riprova che i libri non sono mai delle monadi non comunicanti, ma rimandano l’uno all’altro, attraverso la mente del lettore, illuminandosi a vicenda nel loro senso profondo. Nei suoi viaggi australiani Chatwin scopriva che per gli aborigeni i luoghi non sono semplici spazi fisici insignificanti, ma che ogni rupe, ogni fonte, ogni pianura conserva una storia e solo da questa e per questa diviene riconoscibile ovvero acquista un senso e dà un orientamento esistenziale a coloro che li percorrono. Ebbene, Giorgino, in questo lavoro che fa seguito al recente Eretico barocco. Una linea meridiana nella poesia italiana del Novecento, Carocci, Roma, settembre 2024, ha selezionato gli scrittori, prosatori e poeti (ben dieci), che con le loro storie oggi danno un senso preciso a Finisterre, al paesaggio salentino delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, senza le quali noi non guarderemmo ad esso come facciamo e neppure riconosceremmo noi stessi.

Pubblicato in Letteratura, Recensioni e segnalazioni | Contrassegnato | Lascia un commento

Nell’Archivio di Michele Saponaro 2. Michele Saponaro e Emilio Cecchi, con lettere inedite (Parte prima)

di Antonio Lucio Giannone

            Michele Saponaro è stato uno degli scrittori di maggiore successo in Italia nel periodo tra le due guerre. Esponente della narrativa d’intrattenimento, concepita per soddisfare i gusti del pubblico borghese di quegli anni, egli ebbe però anche notevoli qualità letterarie, che si rivelano soprattutto in certi romanzi a sfondo autobiografico, caratterizzati da una delicata vena idillica, nei quali è costantemente presente il motivo della terra natia. Col passare del tempo e col mutamento radicale dei gusti e degli orientamenti letterari, l’opera di Saponaro è stata quasi completamente dimenticata. Solo nel 1983 è apparsa la ristampa del suo romanzo più riuscito, Adolescenza, curata da Michele Tondo, amico e studioso dello scrittore[1]. Non sarebbe del tutto inutile però un riesame critico della sua produzione, sia alla ricerca dei motivi del largo favore che ottenne presso i lettori, sia per individuare i nuclei più genuini e validi della sua ispirazione. Tanto più che Saponaro, per più di mezzo secolo, è stato al centro della società letteraria italiana, collaborando ai maggiori quotidiani, da «La Stampa» al «Corriere della Sera», e a svariate riviste di cultura. In particolare, tra il 1908 e il 1909, sotto lo pseudonimo di Libero Ausonio, fu redattore-capo del settimanale napoletano «La Tavola Rotonda», dove pubblicò il manifesto di fondazione del futurismo in anticipo su «Le Figaro»[2], e dal 1918 al 1920 diresse di fatto, in qualità di redattore unico, la «Rivista d’Italia», che da Roma si era trasferita a Milano, promuovendone il rinnovamento attraverso l’invito alla collaborazione rivolto ai più noti rappresentanti della cultura nazionale[3].

Pubblicato in Letteratura, Scritti letterari di Antonio Lucio Giannone | Contrassegnato | Lascia un commento

Coro tragico da Gaza

di Pietro Giannini

Nella puntata di “È sempre cartabianca” del 13 maggio 2013, è andato in onda un filmato sulle sofferenze dei bambini di Gaza. Contiene le conseguenze di un bombardamento e mostra alcuni bambini e ragazzi che soffrono la fame e sono denutriti. Il filmato dà una immagine completa della situazione. Ma anche la semplice registrazione delle voci, che accompagnano il filmato, dà un’idea del clima che lì si respira.

Le riportiamo qui, nella successione che hanno nel filmato. La situazione concreta è abbastanza intuibile.

Abbiamo intitolato il brano “Coro tragico” perché i lamenti e le voci sono abbastanza simili a quelli che si leggono nei cori delle tragedie greche; con l’unica differenza che questi sono ‘finti’, quelli sono veri.

Ogni battuta riproduce la voce di un interlocutore diverso. Abbiamo inframmezzato (in corsivo) voci ‘fuori scena’, che non provengono cioè dagli abitanti di Gaza, compresi alcuni degli spot pubblicitari che interrompono il filmato. La presenza di questi ultimi rende particolarmente scioccante il contrasto tra la drammaticità delle scene di Gaza e la tranquillità delle nostre vite. E forse ci può indurre a riflettere sulle nostre colpe, di noi che stiamo permettendo tutto questo.

Pubblicato in Prosa | Contrassegnato | Lascia un commento

I miei amici cantautori: Marco Ferradini

di Paolo Vincenti

Sono stato a lungo trattenuto dall’ascoltare la produzione di Marco Ferradini per via di quella canzone, Teorema, che ritengo una delle più tamarre della discografia italiana (insieme ad Io vagabondo dei Nomadi e Ancora di Luciano De Crescenzo). La sdolcinata banalità di Teorema mi impediva di prendere in considerazione come cantautore Ferradini, di “leggere” cioè in filigrana il suo profilo discografico, ricomponendolo filologicamente, come faccio con tutti gli altri autori, in ispecie quelli che prediligo. Invece, mi sono recentemente dovuto ricredere, ascoltando sia pure svogliatamente il primo disco e poi via via tutti gli altri a seguire. Marco Ferradini, all’inizio della carriera, si dà alla produzione di diversi jingle pubblicitari ed entra anche nel “fantastico” mondo delle sigle dei cartoni animati. Partecipa ai cori di Ufo robot e Capitan Harlock e incide insieme a Silvio Pozzoli le sigle degli anime La principessa Zaffiro e Tex Willer, prodotte da Vince Tempera, e questo è già un bel bigliettino da visita. A Milano conosce Alessandro Colombini che diviene il suo produttore. Partecipa al Festival di Sanremo nel 1978 con Quando Teresa verrà. Il primo album, sebbene ricco di spunti, è ancora molto grezzo ed immaturo ma col secondo album imprime una svolta alla carriera. Si tratta di un Q-disc come si chiamavano allora i mini album (oggi si chiamano EP), un 33 giri più corto, se vogliamo, o un 45 giri più lungo. In questo disco, Schiavo senza catene, compare Teorema, il suo maggior successo di sempre.

Pubblicato in Cantanti e cantautori di Paolo Vincenti | Contrassegnato | Lascia un commento

Marcello Toma, Upside down


Olio su tela, 70×50 cm, 2022.
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento