di Rosario Coluccia
Ricevo una lettera da una cara amica, Marcella Innocente. «Scrivo per chiederti di spendere due parole sui verbi di movimento. “Uscire, entrare, salire, scendere” sono intransitivi, come tali non sono o non dovrebbero essere seguiti dal complemento oggetto, invece capita spesso di sentir dire: “esco il cane, entro la macchina, scendi o sali la valigia, passeggio il bambino”. Per esperienza personale ho riscontrato che il transitivo di questi verbi è in uso soprattutto nel meridione, un lessico regionale può essere considerato come lingua comune? C’è differenza tra “uscire/entrare” e “salire/scendere”? Ritengo improponibili “esco il portafoglio o entro la macchina” ma accettabile “scendere o salire le scale” come mai? Sarà una richiesta banale ma ti assicuro che tra “salire, scendere, passeggiare, entrare, uscire” la confusione è tale che non si capisce…chi cammina chi entra chi esce e chi passeggia e neanche dove si va a sbattere!! Saluti sempre cari».
Marcella Innocente ha lavorato a lungo a Milano, è rientrata a Lecce da alcuni anni. Si impegna in molte attività, ne ricordo solo una. Fa parte della delegazione leccese del FAI, il benemerito «Fondo Ambiente Italiano», che con tenacia si occupa di tutelare, salvaguardare e valorizzare il patrimonio artistico e naturale italiano attraverso il restauro e l’apertura al pubblico dei beni storici, artistici o naturalistici ricevuti per donazione, eredità o comodato. Il FAI promuove l’educazione e la sensibilizzazione della collettività alla conoscenza, al rispetto e alla salvaguardia dell’arte e della natura, interviene sul territorio in difesa del paesaggio e dei beni culturali. Ricordo la cura e il giusto orgoglio con cui la delegazione leccese organizzò qualche tempo fa la cerimonia di riapertura della chiesa di S. Maria di Cerrate; notai con piacere l’ammirazione quasi incredula dei presenti, che vedevano aperto al pubblico e restituito alla collettività un bene straordinario, un pezzo importante della storia. La chiesa di Cerrate è un «Bene FAI visitabile tutto l’anno», sono possibili visite guidate anche con guide che parlano inglese, francese e spagnolo. Cerrate è a pochi chilometri da Lecce. Davvero un delitto non approfittare della possibilità di ammirare l’abbazia restaurata. I visitatori, locali e turisti, non se ne pentiranno.
Torniamo alla domanda iniziale. La lingua è il più importante bene immateriale che l’uomo abbia saputo generare nel corso dei millenni di sua esistenza sulla terra. È comprensibile perciò che chi si occupa di beni culturali e di ambiente si interessi alla lingua, si interroghi su “che lingua fa”, cerchi risposte. Al servizio di consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca arrivano molte domande che segnalano l’uso transitivo del quartetto di verbi di movimento, costituito da due coppie di opposti: “uscire/entrare” e “salire/scendere”. Questi verbi, di norma intransitivi, vengono spesso usati anche in forma transitiva, rispettivamente con il significato di ‘far uscire / far entrare, portar fuori o portar dentro’, e ‘far salire / far scendere, portar su o portar giù’. Constatando l’ampiezza dei casi in cui i quattro verbi di movimento hanno doppia reggenza, è giusto chiedersi se la forma transitiva può essere ammessa o se è errore, sempre e comunque. I membri della seconda coppia (“salire/scendere”), nel significato di ‘percorrere in salita’ e di ‘percorrere verso il basso’ hanno anche un uso transitivo perfettamente regolare: si possono «salire le scale» o «salire il versante di una collina» e «scendere i gradini» o «scendere un pendio». E dunque ha ragione la mia amica, queste forme sono perfettamente italiane. Colpiscono invece, perché non appartengono allo standard della nostra lingua, altri costrutti transitivi: «esci la carne dal frigo, esci il cane, entra i panni stesi ad asciugare che comincia a piovere, sali la frutta, sali il pesce, scendi la bambina da casa, scendi il cane, ecc.». A volte se ne rinviene la presenza anche nell’italiano di persone colte, ma questo non basta per garantirne l’accettabilità. Ho sentito io stesso un professore che invitava un alunno a prendere il libro dallo zaino con le parole: «esci il libro». Su simili costrutti verbali non esistono statistiche attendibili. Empiricamente, appare diffuso l’uso transitivo in “uscire”, meno frequente si direbbe in “scendere” e in “salire”, piuttosto raro infine sembrerebbe in “entrare”.
I costrutti di cui parliamo sono registrati nella bibliografia scientifica, nelle grammatiche e nei dizionari. L’Enciclopedia dell’italiano, nata nel laboratorio dell’Enciclopedia Treccani, è una bellissima opera collettiva, uscita nel 2010 e nel 2011 in due tomi, poi riunificati in un unico mastodontico volume (con la stessa numerazione originaria, per fortuna in vendita a un prezzo abbastanza conveniente). È delle poche enciclopedie al mondo dedicate a una singola lingua, davvero un primato di cui essere fieri, che testimonia il ruolo importante che la nostra lingua ha nel panorama della cultura mondiale. Lì, a p. 931, troviamo scritto: «In diverse forme di italiano regionale meridionale (Campania, Sicilia, Puglia) entrare e uscire si presentano anche con un uso transitivo, rispettivamente nel senso di ‘fare entrare, portare dentro’ («entrare il cane») e di ‘fare uscire, portare fuori’ («uscire il bambino»)»; e a p. 1514, ancora: «Molto frequente è l’uso transitivo dei verbi di movimento, come scendere, uscire, salire, particolarmente diffuso nel Sud d’Italia: a. «devo scendere / salire la spesa»; b. «non riesco a uscire il passeggino dalla porta». La conclusione è chiara. Per quanto di impiego quantitativamente esteso, l’uso transitivo dei verbi di movimento non rientra nella norma della lingua, è un regionalismo dislocato soprattutto nelle regioni del sud d’Italia.
Cosa ne pensano i parlanti? ALIQUOT è la sigla che definisce un’iniziativa di ricerca intitolata per esteso Atlante della Lingua Italiana QUOTidiana (http://www.atlante-aliquot.de/). L’idea si presenta come un giochino, richiede la partecipazione degli utenti della rete, ma i risultati sono molto interessanti. Il sito formula domande sugli usi linguistici dei parlanti, del tipo: «Quale espressione si sente normalmente nella tua città o nel tuo paese per non andare a scuola ingiustificatamente?»; oppure: «Quale espressione si sente normalmente nella tua città o nel tuo paese per un colpo dato a mano aperta sulla guancia?». Per maggiore efficacia, ogni domanda è accompagnata da una foto che ne illustra il contenuto. Nel primo caso, un bambino con lo zaino in spalla guarda con aria furbetta l’obiettivo. Nel secondo, una bimba schiaffeggia non violentemente una sua coetanea. Ci sono anche domande di autovalutazione linguistica. Ad esempio, nella terza inchiesta (finora ne sono state fatte o avviate sei): «Nel tuo paese o nella tua città è usuale impiegare l’articolo determinativo davanti ai nomi di persona femminili (es. la Sara, la Marta, la Valentina)?»; «Nel tuo paese o nella tua città è usuale impiegare l’articolo determinativo davanti ai nomi di persona maschili (es. il Luca, l’Antonio, il Michele)»?
Le risposte vengono trasferite su una carta geografica d’Italia. A ogni punto colorato sulla carta corrisponde una risposta. La localizzazione esatta delle risposte è garantita dal CAP, che viene inserito obbligatoriamente quando si compila il questionario. Quando ci sono più risposte provenienti dalla stessa località i punti si infittiscono, mostrano che più informanti hanno partecipato all’inchiesta. Il quadro complessivo che la banca dati mostra è quello conforme alla maggioranza degli informanti per quel punto o per la zona immediatamente limitrofa. Sembra un gioco ma non lo è, i contenuti scientifici sono seri: le carte indicano come varia la lingua italiana da zona a zona o come i fenomeni linguistici ricorrenti sono valutati dai parlanti, che cosa considerano corretto e che cosa invece sbagliato.
La sedicesima domanda della terza inchiesta è: «Nel tuo paese o nella tua città frasi come scendimi le chiavi o esci il cane sono: accettabili ed usate, accettabili ma non usate, inaccettabili ed usate, inaccettabili e non usate». Guardate la cartina che rappresenta visivamente la distribuzione geografica delle risposte. Al nord prevale largamente la risposta “inaccettabili e non usate”, al sud invece è maggioritaria la risposta “accettabili ed usate”. A seconda del luogo di nascita, i parlanti disapprovano o approvano questi modi di esprimersi.
E il linguista? Consapevole di deludere quanti sostengono che le forme reali della lingua possono essere accettate anche se si allontanano dallo standard (purché molto diffuse), dico “no”. Suggerisco di non usare transitivamente i verbi di movimento: «scendimi le chiavi» o «esci il cane» non vanno bene, esistono altre maniere per comunicare efficacemente e correttamente.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, domenica 21 maggio 2017]