Tu sai… di Girolamo Comi

di Viator 

Tu cognovisti sessionem meam et resurrectionem meam

et omnes vias meas praevidisti

                                                                             (Ps. 138)

Tu sai quando mi siedo e quando m’alzo

e se sosto, se arresto o se procedo:

misuri ogni esitanza ed ogni balzo

e sai se sto per vincere o se cedo…

Conosci – benché libero mi lasci –

l’itinerario che scelgo via via

e, sia che avanzi, sia che segni il passo

sempre all’opzione aperta m’è la via.

E se alla Grazia aspiro me l’accordi

e ad ogni tentazione riproponi

che la mia libertà spazi e s’accordi

all’infinito dei fulgidi doni

da Te offerti alla mia natura inferma

che a sé ogni dì morendo in Te s’eterna.

L’esistenza di ogni convertito segna almeno due vite, la seconda assai diversa dalla prima se non addirittura versus. Girolamo Comi (1890-1968) non fa eccezione. La sua prima vita è pagana, in frequentazioni panico-antroposofiche del filosofo Julius Evola e del poeta Arturo Onofri; la seconda è quella dell’illuminazione della fede nell’influenza di Ernesto Buonaiuti, a partire dalla fine degli anni Venti per maturare nella prima metà degli anni Trenta.

Il brano che inizia con Tu sai… è un sonetto, genere coltivato da Comi senza l’assillo delle rime, fa parte della raccolta “Fra lacrime e preghiere” (1958-1965), l’ultima del poeta di Lucugnano. L’edizione è di Donato Valli del 1977 (Opera poetica, Ravenna, Longo Editore). Il titolo della raccolta non ha bisogno di spiegazioni o di commenti. I versi del Salmo 138, posti in esergo, sono eloquenti: il sonetto ne è uno sviluppo poetico. Non sono tra i versi più belli di Comi, ma ormai il poeta sacrifica ogni vanità alla fede in Dio; non è la gloria poetica che cerca.

Sa di aver peccato, è pentito, piange e prega; ma non c’è posto per sguardi al passato. Ribadisce la sua “natura inferma”, nel significato di non-ferma, instabile, vacillante. Ma è certo che se pure davanti a sé si aprono opzioni di scelta è sempre il Signore a indicargliele e a guidarlo.

L’incipit perentorio “Tu sai”, ripetuto al verso 4 “e sai se sto per vincere o se cedo” e al verso 5 “conosci – benché libero mi lasci – l’itinerario che scelgo via via”, è una dichiarazione di fede assoluta nel Dio onniscente; che ricorda Dante: “Tu ‘l sai, che col tuo lume mi levasti” (Pd, I, 75). E’ tutto nella volontà di Dio e confida che “ogni tentazione…s’accordi / all’infinito dei [suoi] fulgidi doni”. L’infermità non lo spaventa, è forza che “a sé ogni dì morendo” lo avvicina a Dio, in cui “s’eterna”.

[“Presenza taurisanese”, settembre-ottobre 2016]   

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