di Ferdinando Boero
Sono vaccinato, con richiamo. Non sono mica scemo! Non ho avuto alcun effetto collaterale, il mio DNA pare non ne abbia risentito. O è l’RNA che cambia? Il mio problema, comunque, non è il codice genetico, ma il codice identificativo. Con l’autocode ho ottenuto il green pass, che nel linguaggio ministeriale si chiama Certificazione Verde. Quando lo menzionano nei documenti ufficiali non si capisce di che parlano, visto che tutti lo chiamano Green Pass e la traduzione di Pass non è Certificazione. Si dovrebbe chiamare Lasciapassare Verde, visto che se ce l’hai ti fanno passare e se non ce l’hai ti fermano. Ho ottenuto il Lasciapassare (uso la traduzione corretta per confondere le idee) sia sul sito Immuni, sia sul sito del Ministero e l’ho anche stampato, e plastificato (il certificato, non il ministero). Vado al ristorante e esibisco il mio Lasciapassare. Il cameriere inquadra il codice QR e il suo dispositivo dice: Non è stato trovato alcun dato utilizzabile. Non si passa. Cerco di risolvere il problema e vado in farmacia. Mi dico: forse l’ho scaricato male. La farmacista mi stampa il Lasciapassare e… Non è stato trovato alcun dato utilizzabile. Mi dice: vada all’hub vaccinale, nella Caserma Zappalà. Ci vado. All’ingresso c’è un fiero cartello: ESERCITO – NOI CI SIAMO SEMPRE. Loro ci sono, ma dopo le sei il servizio non funziona. Ma come… c’è scritto che ci siete SEMPRE! Certo che ci siamo, eccoci qua. Mi risponde il soldato in mimetica e anfibi. Però l’hub vaccinale chiude alle sei. Ho fatto il militare a Cuneo (non scherzo) e sono un uomo di mondo. Non insisto oltre. La logica militare non fa una grinza: loro ci sono SEMPRE, nel senso che esistono, ma funzionano fino alle sei. Gli altri invece scompaiono. Sul sito ministeriale e su altri siti trovo: “C’è poi chi ha ricevuto regolarmente il green pass ma il codice di lettura QR code risulta illeggibile e inesatto.