di Francesco Fistetti
La lettera di Giorgio Agamben e Massimo Cacciari sul decreto riguardante il green pass, pubblicata il 28 luglio sul sito dell’Istituto italiano degli Studi Filosofici di Napoli, ha suscitato un fiume in piena di reazioni che dai giornali è tracimato sui social, dove è diventato una sorta di vessillo ideologico, se non dei novax, certamente degli scettici. Soprattutto la denuncia di una presunta “discriminazione” tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, che il “certificato verde” introdurrebbe, alimenta, al di là dell’intenzione degli autori, una diffidenza contro il sapere scientifico che va ben oltre la filosofia del sospetto (si ricordino i maestri del sospetto che Paul Ricoeur amava indicare: Marx, Nietzsche e Freud). Una presa di posizione del genere può, senza accorgersene, precipitare nell’oscurantismo più becero, che ormai molti invocano come legittimo diritto all’ignoranza ponendo disinvoltamente sullo stesso piano verità e menzogna, fatti reali e fake news. Quando nella lettera leggiamo che “il vaccinato non solo può contagiare, ma può ancora ammalarsi”, bisogna obiettare che la scienza è strutturalmente incerta, procede, per dirla con Popper, “per prove ed errori” e, ciò che più conta, non esiste, come affermava Duhem, un “experimentum crucis”, vale a dire un esperimento definitivo, tale da mettere una teoria scientifica al riparo una volta per tutte da qualsiasi contestazione o revisione. Quindi, nemmeno la cosiddetta “immunità di gregge”, quando raggiunta, potrebbe garantirci l’immunità assoluta. Fauci, il consigliere medico della Casa Bianca, ha inteso dire esattamente questo quando ha affermato che, essendo cambiato il virus (con la variante Delta), le persone vaccinate possono reinfettarsi e trasmettere il Covid. Di qui la retromercia del presidente Biden che ha imposto ai funzionari statunitensi l’obbligo della vaccinazione e ha raccomandato a tutti i vaccinati le mascherine al chiuso.