di Ferdinando Boero
Una parte significativa dei fondi del Piano Nazionale di Recupero e Resilienza dovrebbe essere impiegata per attuare il New Green Deal e la Transizione Ecologica, per innovare i sistemi di produzione e consumo in termini di sostenibilità, migliorando i nostri rapporti con la natura: l’efficacia delle azioni si basa su un migliore stato dell’ambiente a seguito degli interventi. In questa prospettiva le Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) non sono “nemiche” delle imprese: sono la loro guida. Le VIA, nell’ottica pre-PNRR, prevenivano impatti negativi sull’ambiente. Oggi dovrebbero, prima di tutto, verificare e garantire la positività degli impatti sull’ambiente: ogni iniziativa del PNRR deve portare ad un miglioramento dello stato di salute di biodiversità ed ecosistemi (il capitale naturale), come previsto dalla Commissione Europea. Ora siamo pronti per parlare del Decreto Semplificazioni, emanato per rimuovere gli ostacoli burocratici all’ottenimento degli obiettivi del PNRR. Ho letto il decreto e ne ho ricavato l’impressione che sia stato scritto da burocrati e probabilmente anche da tecnologi ed economisti, ma non da esperti di ambiente. Il PNRR italiano, per la sua forte impronta tecnologica, confermata dal Decreto Semplificazioni, vede nelle VIA un ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi. L’impostazione del PNRR, infatti, considera le imprese tecnologiche e infrastrutturali il FINE del Piano e non un MEZZO verso la transizione ecologica. Le linee guida europee (e la stessa parola “ecologica” a definire la transizione), però, richiedono un’impostazione radicalmente differente, che vede il miglioramento ambientale come una finalità trasversale a tutte le misure.