di Paola Bray
Brevi note di lettura su “Piazza Italia” e “L’una e tre”
Come un abile giocoliere, Paolo Vincenti in “Piazza Italia” attira l’attenzione del lettore muovendosi con destrezza tra vizi, molti, e virtù, poche, di un’umanità alla deriva. Novello Giovenale è pronto a cogliere e denunciare gli aspetti più degradati di una società marcia, passando dalla parodia all’amaro sarcasmo. I toni ironici che serpeggiano nella sua scrittura rivelano un profondo disincanto, la consapevolezza della perdita delle illusioni. Sono tanti gli spunti di riflessione che le pagine di Paolo offrono. Originale l’accostamento di testimonianze documentate a brani di canzoni dai toni lirici. Colpisce nella Satura 15 l’incisività con cui è trattato il tema dell’incomunicabilità: “La situazione non è buona” di Adriano Celentano, il rapporto Eurispes, brani di articoli di nera, in una sorta di mélange, creano un’atmosfera da brivido. Dure anche le pagine de “Il ballo del bullo”, in cui “il brulicare nel ventre molle del Paese, di iniziative insane, di vieto ribellismo, nell’assenza di idee, nel sottovuoto spinto di egolatria e narcisismo che permeano un’intera generazione” è simbolo di un pessimismo totale. Altrettanto cupi i toni sulla tossicodipendenza da social, come quelli sul voyerismo delle tragedie. “E la morte non suscita pietà, chiama soccorsi, pronto intervento, ma like, condivisioni, empatia con l’operatore che la filma”. Superfluo ogni commento, vista l’efficace incisività espressiva…