di Ferdinando Boero
Gli ecologi e gli ecologisti sono etichettati come nemici del progresso, con le loro predizioni di “catastrofi”: le Cassandre dell’ecologia, i gretini. La più drammatica catastrofe individuale è la propria morte e quella delle persone care. Se la morte è improvvisa, come nel caso della funivia o del ponte autostradale, si arriva a parlare di omicidio. Ma c’è una diversa modalità di uccidere: far morire. I cittadini di Taranto hanno subito condizioni ambientali avverse, determinate da un’acciaieria inquinante, che li ha “fatti morire”. I tassi di mortalità per affezioni polmonari sono molto più alti a Taranto che in altri siti dove non ci sono sorgenti inquinanti di entità simile a quella dell’acciaieria. I casi in cui la morte arriva lentamente, e non c’è la “pistola fumante” che dimostri le responsabilità, sono moltissimi: le emissioni delle centrali a carbone, i rifiuti smaltiti in posti come la terra dei fuochi, i pesticidi che inquinano le falde acquifere e l’aria, il traffico automobilistico, le emissioni industriali, la gestione del territorio che provoca inondazioni e frane che “tolgono la vita” a moltissime persone. Tutto in nome del “progresso” e della crescita. Lo stiamo vedendo anche con la gestione della pandemia. Qualcuno invoca prudenza e cautela, per evitare migliaia di morti, e qualcuno invoca la ripresa di tutte le attività per motivi economici. Sembra che ci sia un conflitto di priorità: a cosa dare la precedenza? All’economia o alla salvaguardia dell’ambiente e della salute umana?