di Gianluca Virgilio
“Nella prospettiva fuori dal villaggio si vedono alla fine due schiere di gente che corrono dietro agli Dei in fuga – al Dio della ricchezza da una parte e al Dio della povertà dall’altra – che non vogliono più aiutare nessuno.”
Gianni Celati e Mandiaye Ndiaye, Le jeu de la richesse et de la pauvreté, in “Zibaldoni e altre meraviglie”, Trimestrale online di racconti, pensieri, stupori letterari, Frascati, 31 gennaio 2004 – Numero speciale in occasione del primo anniversario di www.zibaldoni.it.
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Cos’è, dunque, la nuda vita?
Quando nasce un bambino, subito lo ricopriamo con un manto spesso di mille aspettative, poiché egli è il futuro e il futuro ha mille possibilità. Non so se siamo più ipocriti o compassionevoli. Nasciamo infatti in un mondo in cui da tempo immemorabile i giochi sono fatti e le regole stabilite; è molto difficile inventare nuovi giochi, cambiare le regole, nessuno finora nella storia del mondo ci è riuscito. Perché dovremmo riuscirci noi?
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La ricchezza del mondo è una gran torta. Peccato che essa sia già bell’e divisa. A pochi, grandi fette, a molti, le briciole. La gara all’accaparramento coinvolge tutti: chi ha molto, vuole di più; chi ha poco, non si accontenta; chi non ha nulla, vuole almeno il poco. Si tira avanti così da millenni.
Poi, ci sono prestatori e debitori come ci sono predatori e prede. Il loro gioco non è che un camuffamento della gara a chi riesce ad accaparrarsi le risorse maggiori: il debitore lucra sul prestito pensando di fare un buon investimento, il creditore conteggia gli interessi.