Divorazioni verghiane

di Carlo Cenini


Francisco Goya, Saturno che divora i suoi figli, 1821-1823, Olio su tela 146×83 cm, Museo del Prado, Madrid.

Il termine Vinti che dà il nome al ciclo di romanzi progettato da Verga non identifica semplicemente i protagonisti dei vari libri: la parola costituisce anche quello che chiamerei un “polarizzatore tematico”, ovvero un segnale attraverso cui Verga ci permette di individuare alcuni luoghi cruciali dei romanzi del ciclo. Fissare le modalità di questa polarizzazione varrà come primo rudimentale paradigma per l’analisi dei nomi dei personaggi del romanzo.

Nel capitolo decimo dei Malavoglia, la Provvidenza fa naufragio con ’Ntoni, Alessi e padron ’Ntoni.

Santo diavolone! esclamò ’Ntoni col petto ansante, qui ci vorrebbero le braccia di ferro come la macchina del vapore. Il mare ci vince.

Cap. X, par. 19

«Il mare ci vince»: in queste quattro parole va riconosciuto uno dei culmini dei Malavoglia, il momento cioè in cui il titolo del ciclo raggiunge la propria epifania.

Nel Mastro don Gesualdo c’è un passo che presenta un forte parallelismo con quello appena citato. Siamo nell’ultimo capitolo: Gesualdo Motta, morente di un tumore allo stomaco, viene sistemato a Palermo in casa del genero e della figlia Isabella. Terrorizzato dalla morte imminente, l’uomo si aggrappa al suo denaro come ultima risorsa in grado di permettergli le cure migliori.

– […] Qui cosa mi manca? Ho tutto per guarire… Tutto quello che ci vorrà spenderemo, non è vero?

Ma il male lo vinceva e gli toglieva ogni illusione.

Parte IV, cap. V, rr. 309-11

«Il male lo vinceva»: proprio come la battuta di ’Ntoni il passo ha di nuovo una funzione epifanica del titolo Vinti. Tale micro-parallelismo non ci sorprende. Per Verga (così nella nota Prefazione) la storia dei Malavoglia «diventa», per così dire per augmentationem, quella di mastro-don Gesualdo, e così via, almeno nel progetto, in un fluido rapporto di continuità e metamorfosi che si incarna in piccoli dettagli come quelli appena evidenziati, e che incontreremo anche altrove: è come se tra i due romanzi ci fosse una parentela di tipo genetico.

Questa voce è stata pubblicata in Letteratura, Zibaldoni e altre meraviglie, a cura di Enrico De Vivo. Contrassegna il permalink.

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