di Gianluca Virgilio
Il modus scribendi di Stephen King, descritto dallo stesso autore in It, Sperling e Kupfer, Milano 2017 (il romanzo è del 1986), p. 475: “E’ nel Signore degli anelli, mi pare che un personaggio dice che “si va di sentiero in sentiero”; che cioè si può partire da un posto non più fantastico della porta di casa propria per raggiungere il marciapiede e da lì si può andare… be’, ovunque. Lo stesso è per le storie. Una storia porta a un’altra e poi a un’altra ancora e così via e forse si procede nella direzione desiderata, ma forse no. Forse alla fine conta più la voce che narra delle storie in sé.”
Andare di sentiero in sentiero, seguendo la voce che narra: questo è il vero spirito del racconto, non solo di King, ma quello che anima ogni lettore, ogni scrittore.
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Il sentimento della storia, secondo Spengler, Il tramonto dell’Occidente, Trad. di Julius Evola, Longanesi, Milano 2008 (la prima ed. della traduzione italiana è del 1957), p. 31: “Noi uomini della civiltà euro-occidentale costituiamo, col nostro sentimento della storia, non una regola, ma un’eccezione. La “storia mondiale” è l’immagine del mondo, nostra, non quella dell’ “umanità” in genere. Per l’uomo indù e per l’uomo dell’antichità classica non esisteva una immagine del mondo come divenire…”
Questa affermazione può essere addotta a dimostrazione della non sostanzialità del tempo storico, mera credenza della civiltà euro-occidentale. Il divenire storico come eccezione.