di Gianluca Virgilio
Uomini e animali. Sebbene la scienza e la coscienza critica dica il contrario, la maggior parte delle persone ritiene che l’uomo non sia un animale, ma un essere del tutto diverso e speciale. Tutt’al più si è disposti a concedere che uomo e animale abbiano in comune la loro parte fisiologica, il corpo; ma il resto… proprio no! Cosa sia questo resto, è presto detto: per i religiosi è l’anima, di cui l’animale è del tutto privo, e che rende l’uomo simile a Dio; per i laici è l’intelligenza tecnica, che ha reso l’uomo superiore a tutti gli altri animali (il predatore di tutti i predatori). Comunque sia, appare chiara la ragione per la quale l’uomo non può considerare se stesso un animale, e questa ragione è che, se così non fosse, le infinite stragi degli esseri animali sarebbero accompagnate da un insopportabile senso di colpa; il che appunto non accade – o accade solo nelle persone più sensibili – appunto perché l’uomo crede di non essere un animale (al contrario, quanto più riconosciamo la nostra natura animale, tanto più aumenta la nostra empatia verso di essa, tanto più ci è facile riconoscere di essere noi stessi animali). Per la stessa ragione, in guerra il nemico non è mai considerato un uomo, ma è sempre dipinto come un mostro, una bestia selvaggia incapace di ragione, un essere subumano, ecc. Viceversa, se l’uomo considerasse l’altro uomo, quello contro cui combatte, simile a sé, non sarebbe capace di tirare il grilletto.
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La natura cannibalica dell’uomo e la paideia. E’ chiaro che l’espressione natura cannibalica dell’uomo è metaforica; ma qui la metafora non è che l’esito ultimo di una millenaria civilizzazione, che se da una parte ha consentito all’uomo di abbandonare le pratiche arcaiche del cannibalismo, dall’altra non ha saputo sopprimere il dominio dell’uomo sull’uomo, che è dunque la versione moderna e civilizzata del cannibalismo arcaico. La paideia, ovvero l’educazione che ha modellato i comportamenti dell’uomo antico e continua a modellare quelli dell’uomo moderno, è l’asse pedagogico centrale della civilizzazione: ha svelato l’inganno, aperto l’arcano, denunciato la violenza dell’agire umano, mostrato a tutti la sua perversione, ma è stata incapace di modificarne la struttura portante, ovvero il dominio dell’uomo sull’uomo. Eppure essa – quando non sia tentativo fraudolento di nascondere la verità delle cose – è un argine al cosiddetto ritorno della barbarie. Rinunciarvi significherebbe lo scacco dell’umanità, la ricaduta nello stato ferino del cannibalismo puro. Ma non bisogna farsi illusioni: la moderna civilizzazione non sa che farsene di una paideia che ponga limiti al dominio o ne denunci la hybris. Essa segue la sua latente natura cannibalica, che la conduce inevitabilmente verso l’annientamento dell’umo. I segni – vere e proprie indicazioni di possibilità reali – di questo autoannientamento ci sono tutti: i dispositivi bellici nucleari sono in grado di distruggere più volte l’umanità, il disastro ecologico dell’uomo è sotto gli occhi di tutti (dico “dell’uomo” perché la leopardiana Natura neppure si accorgerà di tale disastro), la bomba demografica, la questione del clima, ecc. Insomma, dopo aver mangiato ogni altro uomo, l’uomo mangerà sé stesso, come lo Zanni.