di Antonio Prete
Un albero sul pianoro, oltre i calanchi,
un resto d’albero, solo, sbrecciato,
senza chioma,
un graffio nero nell’aria,
un braccio levato contro il cielo,
desiderio d’albero prima di sera,
un uccello lo sfiora, vola oltre.
Vuoto d’albero nel tramonto,
la notte amica gli darà memoria
dell’intrico dei rami,
del folto che ospitava i nidi,
del vento che sfrugliava nel fogliame?
O forse in questo resto la ferita
e il respiro si compongono in quieto
dormiveglia di radice, e mancanza
è il mio sostare sulla soglia dove
s’annodano visibile e armonia?