di Guglielmo Forges Davanzati
Vi è un ampio dibattito su quali sono le cause della sconfitta di Donald Trump e sui prevedibili effetti per l’Europa e l’Italia. Fra le altre, è bene tener presente quella economica. Ci si riferisce al fatto che l’amministrazione USA uscente ha dato, l’anno scorso, un significativo impulso fiscale, via aumenti della spesa pubblica, all’economia statunitense, riducendo il tasso di disoccupazione ma generando conseguenze non desiderate sul piano dei rapporti di forza sovranazionali.
Occorre partire da un dato. La crisi generata dalla pandemia e successivamente esacerbatasi con il lockdown ha sensibilmente modificato le abitudini di consumo. Ciò fondamentalmente sotto due aspetti:
- Si è ridotta la domanda di servizi prodotti all’interno ed è aumentata la domanda di beni e servizi provenienti dall’estero. Ciò negli USA si è verificato soprattutto per un effetto di sostituzione dei beni interni con materiale sanitario e apparecchiature elettromedicali provenienti dalla Cina;
- Il lockdown, le misure di distanziamento sociale e lo smart working hanno contribuito ad accrescere alcune spese prima non contemplate nel paniere medio dei consumatori statunitensi (si pensi, ad esempio, ad abitazioni più grandi).
In quest’ottica, si può affermare che la gestione della pandemia negli USA ha di fatto favorito la Cina, attraverso l’aumento dei flussi di importazione da quel Paese. Il quale – come è noto – è riuscito a far fronte, al momento, al COVID con maggiore efficienza limitando il numero di decessi a percentuali mediamente inferiori rispetto alla media di molti altri Paesi industrializzati.