di Antonio Prete
Già l’autunno, con la sua spenta gloria,
l’abbrunirsi delle foglie e dei pensieri,
lo specchio d’acqua nel giardino,
i fiori reclinati nel riflesso,
e la luce che abbraccia il rimpianto
carezzandogli le guance.
.
Già l’autunno, con la sua tenue lingua
e i trionfi della fuggitiva stagione
composti, quieti, in un’allegoria.
Stanno a sera gli ulivi pensosi dei loro frutti,
gonfie le nubi corrono intorno alla luna,
mentre Andromeda dallo zenit veglia
sul notturno vorticare dei mondi.
.
E occorre apprendere come ospitare
nel solco della notte la veglia,
come trattenere il vigore nella tenerezza,
per quando appariranno laggiù
le cupole lucenti dell’antica città.