Salento: barricate per un tubo e inerzia per le devastazioni

di Ferdinando Boero

Da quando il gas ha sostituito gasolio e carbone per il riscaldamento delle nostre case, l’inquinamento atmosferico è molto diminuito. Il gas è il miglior compromesso per transitare verso le rinnovabili. Attualmente lo estraiamo dai nostri fondali, trivellandoli, ma in gran parte lo importiamo da Asia e Africa. La Trans Adriatic Pipeline garantirà ulteriori approvvigionamenti ed è considerata di importanza strategica per l’Europa. Il gasdotto transadriatico sbarcherà in Puglia e il sito di approdo è stato scelto in base alle caratteristiche dei fondali, per non danneggiare habitat prioritari per l’Unione Europea come le praterie di Posidonia. Il tubo di 90 cm di diametro passerà all’interno di un tunnel scavato sotto tali habitat e anche sotto la spiaggia. Proseguirà poi in una trincea che sarà ricoperta di terra. Gli olivi saranno espiantati e poi ripiantati una volta finiti i lavori. Le procedure sono state approvate, tutti i ricorsi al TAR sono stati respinti. Quella costa è bellissima, ma è stata deturpata da abusivismo edilizio, con costruzioni direttamente sulla riva, smantellamento delle dune per farvi parcheggi, incuria per i siti archeologici presenti (come Roca Vecchia, un sito di 4000 anni fa). Ora pare che un tubo di 90 cm sia l’apocalisse. C’è chi dice no, e c’è chi dice fatelo da un’altra parte: la sindrome del “non nel mio giardino”.

Come se esistesse una volontà malvagia di compromettere il territorio essendoci la possibilità di installazioni meno impattanti. Le valutazioni dicono che l’approdo prescelto ha il minore impatto possibile sugli ecosistemi marini; il percorso a terra è in terreni coltivati e non in condizioni naturali. Sono sorti comitati spontanei contro la TAP e quasi tutti i politici del Salento sono con loro, anche se poi vedono ogni ogni misura di contenimento delle costruzioni sulla costa come un “freno allo sviluppo”. Collaboro con TAP per la realizzazione di programmi che potenzino l’attrattività turistica del territorio. Dato che tutte le procedure sono state approvate, sarà bene vigilare perché l’opera sia fatta a regola d’arte e perché l’azienda contribuisca al restauro ambientale: ho proposto di pulire le spiagge dalla spazzatura marina che in questa parte dell’Adriatico è particolarmente abbondante. Le spiagge sono pulite a spese dei comuni subito prima della stagione balneare, ma le operazioni sono spesso tardive e hanno impatti: assieme alla spazzatura si porta via anche la sabbia, con conseguente erosione. Intanto, nel Golfo di Taranto, sono state rilasciate concessioni per indagini che, se positive, porteranno a trivellazioni dei fondali. C’è un’enorme differenza tra gli impatti di prospezioni con airgun, uno strumento ad altissima emissione sonora, e di trivellazioni dei fondali rispetto al passaggio di un tubo di 90 cm. E pare strano che si facciano le barricate per il tubo e non ci sia altrettanta solerzia nel battersi contro le trivellazioni, o contro l’abusivismo. Gran parte di chi protesta è sicuramente in buona fede, e pensa di proteggere il proprio territorio. I politici locali cavalcano la protesta, ergendosi a paladini della difesa di un ambiente di cui si sono curati poco. Il valore dei no si misura anche con le volte in cui si dice sì. E a quali condizioni. Trivellazioni sicuramente no, al tubo si può dire sì, a patto che porti rilevanti vantaggi al territorio. E i politici farebbero bene a negoziarli, in modo da far sì che i pro siano superiori ai contro. Ma il clima è surriscaldato e non è facile, attualmente, ragionare in modo pacato.

[“Il secolo XIX”, venerdì 28 aprile 2017]

Questa voce è stata pubblicata in Ecologia, Prosa, Sociologia e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *