Banchi 7. In lode dell’inutilità della letteratura e della grammatica

di Antonio Devicienti 



 Caspar David Friedrich, Abbazia nel querceto, olio su tela, 1818, Alte Nationalgalerie, Berlino.

Ogni anno vedo i Romantici di Jena passeggiare sul prato davanti alla scuola dove insegno, di solito tra ottobre e novembre. Dopo le vacanze natalizie è Heine a sedere, avvoltolato in una pesantissima coperta di lana, su quello stesso prato: guarda verso le finestre della nostra classe e so che ha già in tasca un biglietto ferroviario per Parigi – penso tra me e me (non lo dico ai ragazzi, ovviamente!) che sarebbe stato meraviglioso se un collasso del tempo avesse consentito a lui e a Benjamin d’incontrarsi magari nella sala di lettura della Bibliothèque Nationale in Rue Richelieu o nella Galerie Vivienne dove anche Julio Cortázar amava passeggiare…

Tonio Kröger e il suo amico Hans Hansen attendono lo spirare della mattinata di scuola solitamente tra marzo e aprile: il Lago Maggiore si profila vicinissimo, grigio nelle mattinate autunnali nuvolose, scintillante bacino di luce in primavera, battuto da un vento implacabile in certe invernate che promettono la neve.

È un ritornante stupore scorgere traverso la grande finestra dell’aula, a metà mattinata, Hölderlin che prepara i bagagli per mettersi in viaggio (a piedi!) verso Bordeaux: tutto questo accade da anni ed è accaduto, malgrado tutto, anche nell’ultima primavera, continua ad accadere in queste complicatissime settimane di ripresa dell’anno scolastico.

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