Le meraviglie di Casole nel nostro DNA

di Antonio  Errico

C’è un motivo per il quale Lecce non poteva fare a meno di candidarsi a Capitale del Libro 2021. C’è un motivo per il quale in questo caso dicendo Lecce s’intende Terra d’Otranto, il Salento per intero. C’è un motivo, dunque, che consiste nel fatto che qui c’erano accademiee monaci sapientissimi.

Così scrisse Vittorio Bodini.

Sapientissimi erano i monaci di San Nicola di Casole.

Racconta Antonio Galateo che l’abate Niceta allestì in quel cenobio una biblioteca di ogni genere di libri che gli riuscì di trovare in tutta la Grecia.

Il bibliofilace si prendeva cura della biblioteca; il protocalligrafo sorvegliava il lavoro dei copisti che per ore curvavano la schiena, al gelo, alla calura, sprofondati nel silenzio. Cinque regole aveva lo scriptorium, che riguardavano il prestito dei libri, la tenuta del quaderno, la rottura di una penna per collera, il maltrattamento del quaderno,  il mancato rispetto delle istruzioni del protocalligrafo.

A Casole probabilmente apparteneva Pantaleone, l’artista che compose il mosaico favoloso della Cattedrale.

Fra le mura di quel monastero elaboravano i loro testi sacri e profani,  Nettario e Giovanni Grasso, Giorgio di Gallipoli Nicola e per un certo tempo Guglielmotto da Otranto.

Scrive Maria Corti nel “Canto delle sirene” che San Nicola di Casole era l’astro nuovo che si era levato sulla cultura greca e salentina della contea di Lecce, anzi di tutta la Puglia. Al cenobio arrivavano pittori, miniaturisti e copisti da ogni dove.

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