di Guglielmo Forges Davanzati
L’alto debito pubblico che caratterizza l’andamento dell’economia italiana ha molteplici cause, non da ultimo il grado elevato di diseguaglianze distributive che osserviamo. Si badi che le diseguaglianze distributive sono in crescita in tutti i Paesi OCSE, ma ovviamente in misura differenziata: p.e. i Paesi scandinavi – nei quali esiste ancora un robusto sistema di welfare – sono i Paesi nei quali le diseguaglianze sono minori.
L’indicatore che convenzionalmente viene utilizzato per catturare l’andamento delle diseguaglianze è l’indice di Gini, dal nome di uno dei maggiori statistici italiani del Novecento. L’indice di Gini ha valori compresi fra 0 e 1: nel caso di un valore pari a 0, si ha la soglia minima di diseguaglianza, nel caso di un valore pari a 1 tale soglia raggiunge il suo massimo.
L’aumento delle diseguaglianze ha innanzitutto un impatto negativo sulla crescita economica. Ciò accade per le seguenti ragioni:
1. quando le diseguaglianze aumentano, si riduce la propensione al consumo, dal momento che elevate diseguaglianze si associano a più elevati trasferimenti (e meno tasse) per i percettori di redditi alti, che hanno, di norma, una elevata propensione al risparmio. La riduzione della propensione al consumo frena gli effetti moltiplicativi di spesa pubblica e investimenti privati e, per questa via, riduce il tasso di crescita;