Il Vecchio e l’Ombra. Quarto dialoghetto

di Giovanni Bernardini

“Stasera” disse l’Ombra “te ne stai raggomitolato nella poltrona, rattrappito quasi, che costringi pure me in una posizione così scomoda. Non sarebbe il caso di stendersi un po’, di rilassarsi? Tanto in codesto atteggiamento non riuscirai certo a metter rimedio ai guai”.

“Lo so benissimo purtroppo. Ma che vuoi farci? Mi rannicchio nel groviglio dei miei pensieri, delle mie angosce”.

“Via, raddrizza un pochino la schiena, allunga le gambe. Ti sentirai meglio e farai star meglio anche me”.

“Va bene, ti accontento. Solo che, come ombra, pretendi troppo”.

“Non pretendo, cerco di aiutarti. In fondo siamo legati indissolubilmente. E ciò che ti suggerisco non proviene da egoismo, comporta vantaggio per tutt’e due”.

“Cosa vai cianciando? Quale vantaggio? Solo per te, che magari stai più comoda. Tu non hai un cervello e un cuore”.

“Che vuoi dire?”
“Voglio dire che il mio cervello e il mio cuore, anche cambiando posizione, continuano a soffrire”.

“Qual è oggi il motivo di tanta sofferenza?”

“Non dire ‘oggi’, questo lo sai, che da lungo tempo ho molti motivi, non uno solo. Certo, a volte uno prevale sugli altri”.

“Allora non ho sbagliato del tutto. Qual è dunque il motivo prevalente al momento?”
“E’ lo scrupolo, il rimorso verso mia moglie”.

“Per averla tradita più d’una volta?”

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