Il Vecchio e l’Ombra. Terzo dialoghetto

di Giovanni Bernardini

Il Vecchio sprofondò nella poltrona restando al buio, finché una vocina interiore non l’ammonì: “Perché non accendi la lampada? Mi darai modo d’uscire a conversare un poco con te meglio che da qui dentro”.

Il Vecchio accese e, quando sedette, l’Ombra al solito s’accovacciò ai suoi piedi. Quasi a scusarsi disse: “Ormai ho preso l’abitudine a queste chiacchierate che non so farne a meno. A te non accade lo stesso?”

“Sì, certo. Ma stasera sono talmente agitato che ho dimenticato d’accendere”.

“Cosa t’è successo?”

“Pensa che la pressione arteriosa era altissima. Non tanto la massima quanto la minima. Da potermi venire un colpo”.

“T’hanno fatto arrabbiare”.

“Sì, una signora dalla capitale, in fondo una vecchia cara amica, vedova d’un generale”.

“Allora, se un’amica, perché?”

“Perché a volte anche gli amici pretendono d’importi il loro punto di vista su materia delicata e discutibile”.

“Conoscendoti, scommetto che si trattava di religione”.

“Hai indovinato. Mi parlava di mia moglie che sta in Paradiso e prega per me. Sicuro, se esistesse un Paradiso non potrebbe trovarsi che là. Ma come si possono affermare certe cose senza un minimo dubbio?”

“E’ la fede, Vecchio mio”.

Questa voce è stata pubblicata in I mille e un racconto, Prosa e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *