di Ferdinando Boero
Ho letto due interventi di Jacopo Fo sulla scuola. Ha ragione da vendere: la scuola è noiosa. È bello andarci perché si impara a socializzare e si fanno incontri che durano una vita intera, ma si impara davvero qualcosa di utile? Poesie a memoria, teoremi con dimostrazione, nozioni da imparare e ripetere ci servono davvero nella vita? Di solito si dice: ora studia, vedrai che un giorno ti servirà. L’alternativa che propone Fo, però, è fatta per stupire l’allievo con curiosità scientifiche che, temo, si esaurirebbero rapidamente. Insegno all’università e mi piacciono molto i corsi del primo anno, quando si hanno di fronte centinaia di studenti reduci da tredici anni di studio. Mi accorsi 20 anni fa della confusione tra escrezione ed eliminazione e quindi da allora inizio le mie lezioni scrivendo due parole sulla lavagna: pipì – popò. La prima è il prodotto dell’escrezione, la seconda dell’eliminazione. Che differenza c’è nei percorsi che fanno le cose che immettiamo nel nostro corpo? La popò è abbastanza intuitiva, la sanno. Ma la pipì è un mistero. Bevete un litro d’acqua e fate la pipì… che strada ha fatto l’acqua? Non vi chiedo di rispondere, solo alzi la mano chi crede di avere la risposta. Avete visto quella pubblicità con la strafiga che è bellissima perché fa tanta plin plin? Che vuol dire? Subito le loro facce dicono: che domanda è mai questa? È ovvio che lo so. Poi si vede che stanno seguendo il percorso… e a un certo punto si fermano. Non lo sanno.