di Antonio Prete
“Una casa pensile in aria sospesa con funi a una stella”
(Leopardi, Zibaldone , 1 ottobre 1820)
Fildiluna,
quaggiù sui rovi sugli spini scendi,
tra i merli delle torri ti distendi.
Fildiluna,
gli alberi ti trattengono tra i rami
perché la brina faccia i suoi ricami.
Fildiluna,
le ombre t’accolgono sulla collina,
sbrogliano, tessono fino a mattina.
Fildiluna,
nell’ora che laggiù l’oriente imbruna
t’insinui silenzioso nella cruna.
Fildiluna,
intorno ai faggi e ai pini ti ravvolgi
poi lungo il dorso dei poggi ti svolgi.
Fildiluna
che vedi ansia, spaurimento, ferita
fai leggero chi s’affanna in salita.
Fildiluna,
la solitudine dello straniero
allieva col sorriso sul sentiero,
anche se invece d’oasi e di palmizi
c’è solo asfalto tra grigi edifizi.
Fildiluna,
sospendi le atrocità che la terra
in ogni dove distribuisce e sferra.
Fildiluna,
tutti i destini in una rosa aduna,
sosta, ruota agile della fortuna,
sul seggio d’un sovrano assente,
sulla porta d’un mondo inesistente.
Fildiluna,
aerea spada che sciaboli il vento,
fatata musica dal suono spento,
bianco gomitolo fatto di niente,
resta, luce di luce, tra la gente.