Italia pensante 15. Alfredo Parente tra visioni e riflessioni (1)

di Andrzej Nowicki

Il mio primo incontro con Alfredo Parente (1905-1985) avvenne a Napoli nel suo studio al Maschio Angioino il 9 novembre 1963; il secondo a Palazzo Filomarino, dove mi mostrò la Biblioteca di Benedetto Croce, il 22 settembre 1972; il terzo ed ultimo, sempre a Napoli, nella sua casa, il 12 febbraio 1976.

Pochi minuti fa mi sono svegliato da un bel sogno, che sembrava la ripetizione del mio ultimo incontro con lui. Oggi è il 10 aprile del 2007, trent’anni, quattordici mesi e due giorni dal suo “arrivederci”, ma sembra che siano passati solo questi ultimi due giorni; ed io sono tornato per dirgli che ho letto il suo libro dalla copertina rossa regalatomi appena l’altroieri.

Essendo studioso di sogni, conosco bene le regole delle trasformazioni della realtà da parte delle forze che creano il mio mondo di Morfeo. Per esempio, in questo mondo non esiste la Morte. Nei seimila sogni registrati da me negli ultimi settantacinque anni non ho visto mai un uomo morto. A tutti i miei morti Morfeo (chiamato da me col nome polacco di Snycerz) ha restituito la vita e spesso la giovinezza. Anche in questo sogno ho dimenticato che il mio caro Parente è morto ventidue anni fa, anzi l’ho visto più vivo che mai e desiderava conoscere le mie impressioni sul suo libro. La sua mano di Mago ha fatto scomparire le pareti, la sua camera si è trasformata in un giardino pieno di cagnolini che saltavano di gioia. Nessun altro animale possiede una tale capacità di manifestare la propria gioia. Nel mio “Libro dei sogni” il c a n e  rappresenta la parte della nostra personalità capace di godere la vita.

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