di Rosario Coluccia
Il numero 31 (2013) degli «Annali d’Italianistica», importante rivista di letteratura italiana pubblicata dall’università del North Carolina, reca in una delle pagine iniziali la seguente epigrafe: «This 31st volume of Annali d’Italianistica is offered in Homage to Mario Marti, scholar and mentor, The Dean of all Italianists Worldwide».
È bello, quasi commovente, che una rivista americana abbia deciso di rendere un così diretto omaggio al professor Marti, qualificandolo studioso eminente e guida scientifica, decano degli italianisti nel mondo. L’esempio americano invoglia tutti noi a testimoniare stima e affetto all’illustre conterraneo, che tocca il 17 maggio la soglia dei cento anni. Qualcosa sicuramente verrà fatto anche qui. In quel giorno gli verrà donato un volume miscellaneo allestito in suo onore e tanti amici lo festeggeranno con affetto e con rispetto.
«il Galatino» mi chiede un ritratto di Mario Marti. Il cómpito è difficile poiché dovrei in poche righe concentrare una descrizione organica dell’uomo e dello studioso che non sono in grado di allestire, tanto è varia la sua produzione scientifica e sfaccettata la sua figura. E allora mi limiterò a proporre qualche ricordo personale, scusandomi in anticipo per la frammentarietà di quanto dirò, semplicemente mettendo a disposizione di chi legge quanto riesco ad estrarre dalla mia memoria. Le mie annotazioni alluderanno sparsamente a eventi e persone collegati alla storia dell’università di Lecce (così l’ateneo si chiamava all’inizio, università del Salento è denominazione successiva): a questa prediletta istituzione la vita stessa di Marti si lega indissolubilmente, anche oltre il suo collocamento a riposo. Pescare nella memoria induce ad arbitrî o dimenticanze, per quanto involontari; chiunque sia stato testimone di quegli anni e abbia conosciuto Marti potrà integrare a suo piacimento.