di Antonio Errico
C’è chi dice che dall’esperienza che si sta vivendo in questo tempo ha imparato molto, chi dice che ha imparato poco, chi dice che non ha imparato niente. Probabilmente è impossibile che non si sia imparato niente. Si può aver imparato molto o poco, a seconda della disponibilità di ciascuno all’apprendimento, all’osservazione, all’analisi, all’ascolto, alla riflessione, ma non è possibile che non si sia imparato niente.
Per esempio. Non è possibile che non si sia imparato che alle volte si verificano situazioni che alzano muri davanti ai quali bisogna fermarsi: segnare il passo, guardarsi intorno per cercare di capire che cosa stia accadendo, quale sia la portata degli eventi, quali siano le cause, quali possano essere le conseguenze. Poi, dopo essersi guardati intorno, diventa necessario scrutarsi dentro, per comprendere quali possano essere le maniere più giuste, oppure quelle meno sbagliate, per confrontarsi con quello che sta accadendo, per individuare le strade che si possono intraprendere, quelle meno praticabili, quelle impraticabili assolutamente. Per superare il muro. Però bisogna fermarsi. Attendere. Comprendere. È indispensabile riuscire a comprendere, perché è dalla comprensione che provengono le reazioni più adeguate, più efficaci, quantomeno più corrette o meno scorrette. Fermarsi. Attendere. Comunque continuando ad elaborare progetti, a guardare avanti, a predisporre il futuro: a predisporre se stessi in una condizione di futuro.
Per esempio. Ciascuno ha imparato che le faccende della natura non hanno nessuna conoscenza dei confini. Non hanno conoscenza delle razze, delle fedi, dei linguaggi, dell’età, dell’umiltà, dell’arroganza, della povertà, della ricchezza, della sapienza, dell’ignoranza. Le faccende della natura conoscono gli uomini soltanto, perché quelli le appartengono. Conoscono i loro entusiasmi, le loro paure, le felicità, i dolori, forse anche i sogni che hanno, il loro bisogno di sentirsi al sicuro. Conoscono il loro corpo, la sua fragilità.
Allora, se le faccende della natura non hanno conoscenza di confini, se conoscono soltanto la geografia dell’umano, se non considerano le differenze ma considerano gli uomini al plurale, nel loro insieme, bisogna che gli uomini si sentano e siano tutti insieme: senza confini e senza differenze, parte di una sola comunità terrestre.