di Guglielmo Forses Davanzati
Anno 2014
Il pericoloso percorso a ostacoli che porta alle università di eccellenza
Il neo Ministro Stefania Giannini si è dichiarata favorevole a una rimodulazione della normativa sui c.d. punti organico (P.O.), e le sue dichiarazioni sembrano segnare una svolta rispetto agli orientamenti prevalenti al MIUR negli ultimi anni. Ricordiamo che i punti organico assegnati dal Ministero alle Università definiscono i vincoli del turnover e, dunque, le possibilità di reclutamento delle singole sedi. Ricordiamo anche che l’ex Ministro Carrozza ha avallato una incredibile redistribuzione dei P.O. a danno di quasi tutte le Università meridionali, la cui logica appare tuttora sfuggente (http://www.roars.it/online/punti-organico-una-proposta-che-si-puo-rifiutare/).
In effetti, è difficile vedere altra ratio nella normativa sui punti organico se non quella di bloccare il reclutamento in alcune sedi, per portarle gradualmente alla chiusura e per arrivare a un modello – di matrice anglosassone – con distinzione fra research e teaching universities. Si può ricordare, a riguardo e fra le altre, la dichiarazione di Sergio Debenedetto, membro del consiglio direttivo ANVUR, per il quale:
“Tutte le università dovranno ripartire da zero. E quando la valutazione sarà conclusa, avremo la distinzione tra researching university e teaching university. Ad alcune si potrà dire: tu fai solo il corso di laurea triennale. E qualche sede dovrà essere chiusa. Ora rivedremo anche i corsi di dottorato, con criteri che porteranno a una diminuzione molto netta”.