I molteplici mondi del cantante Neffa

di Paolo Vincenti

Il cantante Giovanni Pellino, in arte Neffa, ha una discreta carriera all’attivo. Dopo una trascurabile parentesi iniziale nell’hip hop, approda nel 2001 alla musica vera e propria e incide una serie di raffinatissimi dischi, sospesi fra il funk e il soul all’italiana. Non nasconde le sue origini campane (è originario di Salerno anche se vive stabilmente a Bologna), avvertibili già nella sua pronuncia un po’ sporca e in alcuni echi del blue’s mediterraneo che contaminano la sua musica. Molto interessanti appaiono i primi tre dischi di musica leggera. Arrivi e partenze, il primo, contiene la hit radiofonica “La mia signorina”, chiara allusione alla droga di cui il cantante, al pari di molti suoi colleghi provenienti dall’hip hop, era abituale consumatore. Alle sostanze, Neffa dedicherà ancora, se non veri e propri inni, come l’ “Ohi Maria” degli Articolo 31, comunque velate allusioni nelle sue canzoni. I primi due album sono caratterizzati da suoni veramente suggestivi, soprattutto influenzati dal funk, e diversi sono i brani completamente strumentali. Il fraseggio è minimo anche nei brani cantati e caratterizzato da parole e concetti semplici, semplicissimi, vestiti da giri armonici orecchiabili e quasi ipnotici, con pochi versi che ritornano ciclicamente a loop nel corso della canzone. Certe atmosfere bluesy ricordano dappresso alcune sigle televisive dei polizieschi americani degli anni Settanta-Ottanta, come Starsky e Hutch, Le strade di San Francisco, T.J. Hooker.

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