di Antonio Errico
Innumerevoli sono le forme della bellezza. Però ce n’è una che viene prima di tutte le altre e le sovrasta tutte quante. C’è una forma di bellezza concreta, essenziale, dalla quale probabilmente tutte le altre dipendono, senza la quale tutte le altre non hanno alcun senso, non possono avere alcun senso.
Questa bellezza si chiama incontro con l’altro. Può essere l’altro che ci appartiene, al quale apparteniamo, quello che aspetti, che ti aspetta. Può essere l’altro con cui lavori, lo sconosciuto che incontri per caso e che forse non incontrerai mai più, che forse nemmeno ricorderai di avere incontrato, l’amico che incontri al bar il mattino presto. Può essere una bellezza quotidiana, consueta, oppure una bellezza insolita, inaspettata.
E’ questa la bellezza che manca in questi giorni. La bellezza dell’incontro con l’altro. Costante oppure occasionale, che si realizza o che resta sospesa, incompiuta, attesa o inattesa, attenta o distratta. In questi giorni la bellezza dell’incontro con l’altro si esprime con uno sguardo a distanza che stringe una mano, che abbraccia, con un pensiero in lontananza. E’ un desiderio di bellezza, e la bellezza di un desiderio.
E’ un’esperienza che non abbiamo mai fatto, una bellezza che non abbiamo mai conosciuto.
Alla straordinaria bellezza dell’incontro probabilmente non abbiamo mai dato molta importanza, perché era così solita, anche molto scontata. Incontrarsi, senza schermature, senza distanze di sicurezza, era un fatto normale e siccome era normale non gli si attribuiva valore.