di Paolo Vincenti
Un’artista ancora poco conosciuta nel panorama salentino, ma del tutto degna di attenzione. Paola Cazza, nata a Sassuolo, vive ed opera a Nardò ed ha manifestato fin da bambina una certa sensibilità artistica. Autodidatta, si è ritagliata un proprio spazio nell’universo sfaccettato e multiforme dell’arte visiva. Le sue opere pittoriche e scultoree sono state esposte, negli anni, in spazi pubblici di caffetterie e associazioni culturali delle diverse città italiane nelle quali ha vissuto per brevi o lunghi periodi. Paola è un’artista in mutamento, in continua trasformazione: ci tiene a precisarlo, al primo incontro, ma il suo essere in divenire si coglie già osservando la sua opera. Paola utilizza vari linguaggi, sia quello della pittura che quello della scultura su pietra leccese.
Da una prima ispirazione paesaggistica, il suo alfabeto pittorico passa a visioni più astratte, indugia sulle figure umane, vira poi sull’informale. La sua gamma cromatica non è ampia ma efficace. Non ci sono infatti toni forti e accesi nelle pitture di Paola, come il rosso, il nero, ma colori intermedi, molti chiaroscuri. Non v’è autocompiacimento in queste opere, nessuna oleografia, esse sono lontane da un certo vedutismo di maniera che ha caratterizzato altre stagioni della pittura salentina. Il paesaggio è presente ma sempre filtrato dalla sensibilità profonda dell’autrice e soffuso di una certa aerea malinconia, caratterizzato da un’atmosfera di sospensione favorita dallo sfumato dei colori. La realtà non si sfalda mai completamente ma è come se venisse rappresentata in maniera enigmatica; della realtà cioè venisse colto l’aspetto più misterioso, oscuro, quel procedere larvato verso destinazioni sconosciute. È come se nei suoi quadri corressero delle vibrazioni impercettibili che, al tatto con la loro superficie rugosa, si colgono.