di Adele Errico
La letteratura, si sa, non è roba per ragazzi o per adulti, non è roba per lettori o per scrittori. È roba per esseri umani, perché – come scrive Raymond Carver citando Čechov – siamo “creature di sangue caldo e nervi” e per questo, della letteratura, ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di rimanere seduti quel momento o due in silenzio alla fine di un racconto, forse per calmare il cuore che ha accelerato i battiti con il procedere della lettura, per calmare il respiro o a volte, chissà, anche le lacrime. E poi, come è nostro dovere, – è sempre Carver a dirlo – ci ricomporremo e, di nuovo, “passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita”. Ma i nostri nervi e il nostro intelletto di certo non saranno quelli che erano prima che i nostri occhi si posassero su quelle pagine, qualcosa in noi sarà cambiato.
(Ero al mare, una volta. Finivo di leggere “Misery” di Stephen King. Lo conosco quell’accelerare del cuore. Piangevo e ridevo insieme: ero felice per Paul Sheldon che sfuggiva alla pazzia di Annie, senza preoccuparmi troppo della gente intorno a me. Divorata l’ultima pagina, il cuore mi esplodeva).
In questo tempo in cui il corona virus ci costringe a chiudere le scuole e a trascorrere del tempo in casa, si potrebbe dare un’occhiata agli scaffali delle proprie librerie e ritrovare, magari, qualcuno tra questi libri. Per dimenticare un po’ il mondo che fuori è in subbuglio e ascoltare, invece, il proprio cuore accelerare.