Storia di una palma

di Gianluca Virgilio

Una luminosa e chiara mattina di marzo un vecchio l’aveva portata in dono a giovani sposi. La sposa l’aveva sistemata nel salotto, in un angolo in cui la luce penetrava attraverso i vetri della finestra, filtrata da una tenda di lino: luce senza sole, ma luce, dall’alba al tramonto. Aveva acqua a sufficienza e molte cure. I giovani rami appena pungenti erano ripassati quasi ogni giorno da un panno soffice che portava via la polvere; spesso li investiva un leggero spruzzo d’acqua che ne rendeva lucenti le foglie. Così la palma cresceva, come si può crescere in un salotto, in un piccolo vaso di terracotta. Vedeva intorno a sé bambini vispi e dispettosi, che le infliggevano pene ingiuste: una foglia strappata, un po’ di terra rimossa, radici messe a nudo, una palla che ne squassava i rami. Per fortuna la madre interveniva sempre in sua difesa, redarguendo i bambini e allontanandoli in un’altra stanza.

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