di Guglielmo Forges Davanzati
Il progetto di regionalismo differenziato è un segnale della rottura di quello che si potrebbe definire il “patto implicito” che ha tenuto insieme Nord e Sud del Paese, ovvero un patto basato su una divisione del lavoro che ha storicamente visto le imprese del Nord produrre e vendere a beneficio dei consumatori residenti nelle regioni meridionali. Questo patto, al netto degli aspetti formali e della Costituzione vigente, ha consentito all’intero Paese di mantenere la sua unità sostanziale.
Negli anni più recenti, e a seguito dello scoppio della prima crisi (2006-2007), le nostre principali imprese – quelle di più grandi dimensioni e più innovative – hanno risposto alla caduta della domanda a seguito della crisi provando ad agganciarsi, attraverso catene di subfornitura, al capitale tedesco e dei Paesi satelliti della Germania. Nell’attuale schema neo-mercantilista, dove ciò che conta è esportare più di quanto esportino i concorrenti (e importare meno), il Sud conta sempre meno come mercato di sbocco. Il cambiamento al quale ci si riferisce attiene alla crescita delle interconnessioni su scala globale: le cosiddette catene globali del valore. Fuori dai tecnicismi, si fa riferimento al fatto che ogni prodotto finito contiene parti componenti realizzate in altri Paesi o altre regioni dello stesso Stato.