Zibaldone galatinese (Pensieri all’alba) XIX

di Gianluca Virgilio

Scuola. All’inizio di un corso di studi, lo studente si nasconde dietro la folta chioma della compagna, se non è riuscito a conquistare l’ultimo banco; l’insegnante arriva in ritardo in classe, essendosi attardato a parlare coi suoi colleghi nel corridoio; quando entra in classe si presenta appena, dicendo il suo nome (ma che vorrà dire questo nome?), e subito apre il libro e comincia a parlare della materia d’insegnamento, com’è giusto che sia. Di sé non dice nulla. Che strana cosa accade in classe, all’inizio della scuola: tutti, insegnante e studenti, sembrano nascondersi. Poi, piano piano, il reciproco nascondimento viene meno e giorno dopo giorno il rapporto si costruisce in un progressivo disvelamento, fino al termine del corso di studi, quando ci si conosce ormai bene e dispiace molto il distacco.

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I molti e i pochi. Scrive Bertrand Russell, Elogio dell’ozio, Longanesi & C, Milano 1974 (la I ed. italiana è del 1963, l’originale inglese è del 1935), p. 67: “Ogni qualvolta i pochi sono riusciti a dominare i molti, ciò è accaduto in virtù di qualche superstizione dalla quale i molti erano accecati.”

Aforisma di grande attualità. Di qui la necessità di studiare le superstizioni dalle quali oggi i molti sono accecati.

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Arte e libertà. Gian Lorenzo Bernini, tra mille difficoltà, cerca e trova uno spazio di libertà nel Seicento romano-papalino, nel cuore barocco del cattolicesimo, come spiega Tomaso Montanari, La libertà di Bernini, Einaudi, Torino 2016. L’idea critica mi sembra molto audace e convincente. Mi induce a pensare a come sia molto arduo essere/diventare liberi in un mondo in cui la libertà non è uno stato di natura che il diritto dovrebbe salvaguardare, ma una continua, faticosa conquista dell’uomo che ambisca a guadagnarsela, ogni volta ricavandosi uno spazio di libertà in un’opera creativa, sotto lo sguardo censorio del potente di turno.

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