di Ferdinando Boero
Ursula Von Der Leyen centra il suo discorso alla nuova Commissione Europea sull’ambiente: si parla di “nuovo patto verde” (new green deal). Negare ancora l’urgenza di una svolta epocale nel nostro modo di rapportarci con la natura non farà che spingerci ulteriormente verso nuovi disastri. Letteralmente ci sta crollando il mondo addosso e il mare ci sommerge. In questi casi si parla di “cambi di paradigma”. Qual è il paradigma dominante? Semplice: i soldi. La crescita economica. Misuriamo tutto con i soldi. Per accorgerci che non ci sono abbastanza soldi per riparare ai danni di questa visione. Se si misura tutto con i soldi significa che si pensa che tutto si possa comprare. Ma la natura non è in vendita. Ci vogliono soldi per riparare i danni che le facciamo ma, facendo bene i conti, vediamo che non ne abbiamo abbastanza per coprire il prezzo e che, comunque, le cose non tornano a posto piantando qualche albero e pulendo qualche argine, o costruendone di nuovi. Il paradigma della crescita deve cambiare ed essere sostituito con quello della sostenibilità. Il che significa ridisegnare completamente i nostri sistemi di produzione e di consumo. E non basta sostituire i motori a scoppio con i motori elettrici. Il cambio di paradigma, prima di tutto, richiede una nuova visione del mondo, una “filosofia” che i filosofi non hanno saputo vedere. L’hanno vista gli ecologi, ma nessuno ha dato loro retta. La nostra economia è obesa e deve essere messa a dieta. Ma si confonde la dieta con la carestia. Sviluppo non significa crescita infinita. A un certo punto si arriva all’equilibrio, alla stabilità.