di Paolo Vincenti
“Un sorriso al posto giusto, un abbraccio alla mammina / e come disse hitler: “alzati e cammina” / non chiamarci comunisti / dai che non ce n’è più bisogno / piuttosto siamo i qualunquisti / gente come te.”
(“I qualunquisti” – Zen Circus)
“Fii fiii fiuuu fiuuuu!” Col fischio o senza? Chiedeva Alvaro Vitali-Pierino prima di commettere qualche marachella nei famosi e scollacciati film degli anni Settanta Ottanta. “Me ne infischio!” è una abusata espressione che chiunque ha utilizzato nella vita per far intendere che si disinteressa di qualcosa, che non se ne cura affatto. Scrive il vocabolario Treccani alla voce infischiarsi: “Non curarsi di ciò di cui ci si dovrebbe curare, ridersi di qualche cosa, assumere un atteggiamento di ostentata e spesso insolente indifferenza verso cosa o persona che ha o si arroga il diritto di influire sulla nostra volontà, di obbligarci ad agire in un determinato modo, e sim.: infischiarsi dei regolamenti, dei superiori, delle convenzioni sociali; m’infischio di ciò che dice la gente; gli piace fare il comodo suo infischiandosi di tutto e di tutti. Per lo più rafforzato dalla particella ne: pensi quello che vuole, io me ne infischio; beato lui che può infischiarsene!, che, non avendo nulla da temere, o nessun obbligo cui ottemperare, può fare ciò che vuole.” Come dire, su questa cosa io mi faccio un fischio! Una variante di infischiarsi è “impiparsi”, ossia farsi una pipa di qualcosa, che nel linguaggio usato diventa “impipparsi” con doppia p, “farsi una pippa”; “è una pippa” indica, deridendola, una persona noiosa, monotona, vacua. Un’altra espressione con il medesimo significato è “me ne frego!” . Scrive il vocabolario Treccani: “Fregarsene, infischiarsene, ridersene: se ne frega dei nostri rimproveri; e chi se ne frega?, per mostrare assoluta indifferenza per qualche cosa (è per lo più proferito con tono esclamativo). La frase me ne frego, che, nella sua origine popolare, può esprimere sia l’amore del proprio comodo, sia un atteggiamento che rifugge da compromessi, sia una strafottente arroganza, è stata assunta come motto dagli arditi nel periodo della prima guerra mondiale, poi dai legionari fiumani di G. D’Annunzio, e infine dalle camicie nere fasciste. Con altra costruzione, modellata su importare, con lo stesso sign., ma più pop. e più efficace: a me non me ne frega niente, non me ne importa; e a te che ti frega?, e a lui che gliene frega?, a te che t’importa?, a lui che gliene importa?”