di Rosario Coluccia
Il cellulare e la rete non generano solo nomofobia, vamping, neet, hikikomori, cioè vere e proprie patologie comportamentali, mi scrive un lettore riferendosi all’articolo pubblicato qualche settimana fa sul nostro giornale; al contrario, cellulare e rete sono potentissimi e molto utili, migliorano la qualità della nostra vita. E poi, perché parlare dei comportamenti patologici (che riguardano numeri molto ristretti, forse irrisori, di persone)? Occupiamoci piuttosto del modo con cui milioni di altri utenti si accostano quotidianamente alle potenzialità straordinarie offerte dal digitale. Parliamo della consuetudine, insomma, non della patologia, conclude il mio garbato lettore, che preferisce restare anonimo.
L’ho scritto più volte, lo ripeto. Internet, nelle sue diverse manifestazioni, è elemento irrinunziabile della nostra vita. Un paese che non sfrutta a fondo le opportunità dell’evoluzione tecnologica si condanna al regresso e al fallimento. Con riferimento al territorio nel quale viviamo, la prima pagina di «Nuovo Quotidiano» del 21 settembre titola: «Banda larga, ma non per tutti»; l’articolo giustamente lancia l’allarme: «Un quarto dei comuni del Salento fa quotidianamente i conti con connessioni internet lente, con gravi disagi per le amministrazioni pubbliche, le aziende e gli utenti privati». È così, senza dubbio. Non possiamo neppure immaginare un mondo senza internet. Nessun ritorno al passato, la mitica età dell’oro non è mai esistita, né l’arcadia incontaminata e tutta natura. Mai preconcetti, di nessun tipo. E tuttavia. Riflettiamo su quel che succede intorno a noi, considerando tutti gli aspetti della questione.