Il «prismatico genio»: momenti della ricezione letteraria di Leonardo nel Novecento

di Antonio Lucio Giannone

Nel corso dei secoli, la figura di Leonardo da Vinci ha suscitato costantemente l’interesse dei letterati italiani che lo hanno interpretato in base ai gusti e alle tendenze delle varie epoche. Tra Otto e Novecento, ad esempio, si andò affermando, in Italia ma un po’ in tutta Europa, un’immagine del sommo artista caratterizzata da alcuni aspetti particolarmente cari alla sensibilità di quel periodo, come l’ambiguità, il senso del mistero, il titanismo, l’eccezionalità. Nacque così un vero e proprio  “mito” di Leonardo, che si diffuse soprattutto attraverso le opere di Walter Pater e di Gabriele d’Annunzio, di Dmitrij Merežkovkij e di Sâr Joséphin Peladan, di Edouard Schuré e di Angelo Conti, di Dino Campana e di Giovanni Papini, come è stato ampiamente dimostrato in un volume a cui si rimanda per questo specifico approfondimento[1].  Meno esplorati sono stati invece, finora, i decenni successivi, che costituiscono l’oggetto del nostro articolo, durante i quali a quella immagine, decadente-estetizzante tipica della fin de siècle, se ne sostituisce una assai diversa e decisamente più moderna, in cui, fra l’altro, accanto alla componente artistica trova il giusto posto anche quella scientifica. La figura di Leonardo perde così definitivamente quell’alone di mito, di magia, quasi di soprannaturale da cui era circondata e assume connotati più realistici, pur restando immutata ovviamente la convinzione della sua assoluta unicità.  Quest’immagine si viene delineando in Italia soprattutto dalla fine degli anni Trenta, allorché una grande mostra dedicata al genio di Vinci, con la “scoperta” dell’inventore e dello scienziato, impone un ripensamento globale della sua personalità.  Da allora, di lui si occupano alcuni tra i maggiori poeti e prosatori italiani che prendono in esame i diversi aspetti della sua multiforme, geniale attività. E, sorprendentemente, alcuni di essi, anche a causa della loro formazione, rivolgono l’attenzione proprio all’aspetto scientifico, quasi completamente trascurato in precedenza.

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