di Paolo Maria Mariano
«Non avevo mai visto tante stelle», racconta Nine – un nome, solo un numero – dopo una notte passata, come altre, a fare esperienza del contatto con gente di una terra non sua.
L’altro protagonista de La Parata, romanzo di Dave Eggers (Feltrinelli, 2019), è Four: anche qui un numero scelto come nome, per ragioni di sicurezza, perché in quella terra incognita è appena terminata una guerra civile. Lì, entrambi non hanno nomi né documenti per non diventare oggetto di sequestro da parte di bande armate, e quindi merce di scambio. Four e Nine partecipano alla ricostruzione, e lo fanno senza conoscere ciò che è accaduto e perché è accaduto. Hanno un contratto, un impegno di dodici giorni: asfaltare una strada di 230 kilometri, che va dal sud rurale al nord urbano del paese, una strada dove si prevede una parata. Four è un tecnico; guida la macchina pavimentatrice. Nine è il suo battistrada; dovrebbe eliminare gli ostacoli. Four è più vecchio, ha visto più atrocità, o almeno le ha sfiorate, ma non ne offre testimonianza. Parla poco; passa accanto a scene di ricostruzione e a simulacri della distruzione; desidera fare il proprio lavoro, essere ignorato e, infine, dimenticato; pensa alla famiglia lontana, lavora e ascolta la registrazione dei suoni della cucina di casa nel momento della colazione o in altre ore del giorno. Nine è entusiasta delle possibilità della vita intorno e non si cura del lavoro; semmai vuole solo essere riconosciuto. Four è «l’Orologio» ma non è privo di umanità, semmai è consapevole di ciò che possono fare gli umani. Nine è «un agente del caos»; vuole esplorare l’umanità intorno ma lì cade e ogni suo gesto finisce per ostacolare l’opera per cui ha ricevuto l’incarico con Four, anzi mette in pericolo non solo la sua incolumità ma anche quella di Four, e lo fa per superficialità, ma anche per un’enfatica sovrastima del proprio desiderio di gioia.
I loro ritratti sono un disegno in punta di matita, com’è lo stile di Eggers per tutta la narrazione, una scrittura asciutta, quasi schematica, necessaria alla natura de La Parata: un’allegoria.
La domanda di Eggers è evidente, sia pur implicita: Cosa veramente comprendiamo delle guerre altrui e delle conseguenze del nostro agire (o evitare di farlo) in esse e dopo la loro “burocratica” fine?