di Franco Melissano
Nella tarda primavera mamma lepre aveva messo al mondo due bei leprotti. Nati insieme, sì, ma tanto diversi l’uno dall’altro.
Già alla nascita infatti Leprone pesava il doppio di Leprino e, approfittando della sua stazza, si cuccava quasi tutto il latte di mamma lepre, lasciandone ben poco al fratellino.
Mamma lepre rimprovera spesso Leprone per la sua voracità, ma con scarsissimi risultati. Dopo appena due mesi era diventato grosso quasi quanto un maschio adulto. E continuava a crescere e ingrassare a vista d’occhio.
– Leprone, cerca di mangiare un po’ meno, altrimenti rischi di diventare tanto grosso da non riuscire nemmeno a nasconderti tra l’erba o i rovi in caso di pericolo. Anche la tua corsa sarà più lenta. E poi, con l’eccesso di grasso potresti anche ammalarti, sai? Prendi esempio da Leprino che è sempre così parco e misurato.
Ma Leprone da quell’orecchio non ci sentiva proprio.
Anzi, quando non c’era mamma lepre, si vantava del suo peso e della sua forza, e scherniva in continuazione Leprino, che era costretto a subire tutte le sue soperchierie. Gli portava via il cibo, lo afferrava per la collottola e lo scagliava in aria, si beveva tutta l’acqua delle pozzanghere vicine. Insomma gliene combinava di tutti i colori.
Leprino non ne poteva proprio più. Dopo averci pensato su tante volte, decise di andarsene di casa. Ma, purtroppo, non servì a nulla. Leprone, che ormai pesava quanto una volpe adulta, lo seguiva dappertutto e continuava a tiranneggiarlo e ad ingrassare.
Un giorno Leprino, che non mangiava nulla da diversi giorni per colpa del fratello, venne attratto da una numerosa famiglia di funghi che si era comodamente sistemata ai piedi di una grande quercia vicino al pollaio di Nino contadino.
– Meglio i funghi che niente – disse Leprino – e si lanciò sullo stretto sentiero che, incassato tra due muretti a secco, portava al maestoso leccio del pollaio. Passò così, senza nemmeno accorgersene, attraverso il laccio che Nino aveva teso per catturare una vecchia volpe che da un po’ di tempo faceva strage delle sue galline.
Subito Leprone seguì il fratello per burlarlo e togliergli anche i funghi; ma non appena passò sul sentiero il suo peso eccessivo fece scattare la trappola. Il laccio lo afferrò, il ramo dell’albero al quale era attaccato, tornando su di colpo, glielo strinse violentemente intorno al collo e lo strozzò.
D’altronde molti sono gli uomini che perdono la libertà o la vita a causa della loro cupidigia.
[“Il Galatino” dell’11 ottobre 2019, p. 3]