Di mestiere faccio il linguista 14. Attualità di Dante

di Rosario Coluccia

L’articolo di due settimane fa sui centenari danteschi (quello trascorso del 2015 e quello prossimo del 2021) e sulle manifestazioni collegate a tali ricorrenze ha suscitato l’interesse dei lettori. Ho ricevuto lettere e messaggi. Nessuno mette in discussione l’opportunità delle celebrazioni dantesche. Ma, in aggiunta, non pochi presentano una questione delicata, che merita attenzione. Eccola. Nell’era di internet, esiste spazio per una presenza effettiva e non “archeologica” dell’opera dantesca nella società? Una presenza che non si restringa all’universo accademico o scolastico?  In altre parole: è attuale Dante? Proviamo a ragionarci su.

La Commedia non può dare risposta diretta a tutte le domande esistenziali che assillano la nostra mente di uomini della modernità, come esegeti danteschi troppo zelanti a volte pretenderebbero di dimostrare; né può rivelarci sull’assetto del mondo cose immediatamente collegabili alla realtà che viviamo (i contesti storici, quello medievale e quello attuale, sono diversissimi). L’attualità di Dante consiste in altro. Essa si manifesta, in maniera palpabile, ogni volta che viene evocata la straordinaria grandezza del poeta, la capacità di suscitare in noi emozioni eterne. Ne è prova il coro ampio di adesioni che ha ricevuto l’idea di istituire il Dantedì, la giornata mondiale di Dante (o per Dante), anche all’esterno del mondo degli specialisti. Il consenso a tale proposta,  crescente nei numeri, rappresenta in forma implicita un’evidente risposta affermativa alle domande precedenti sull’attualità di Dante. Si discute ancora per fissare una data soddisfacente nel calendario. Esistono in proposito varie ipotesi: il 26 marzo, giorno del battesimo di Dante; o il 14 settembre, giorno della sua morte; o il 13 aprile, giorno in cui terminò il viaggio ultramondano da lui intrapreso, visitando l’Inferno e il Purgatorio con la guida di Virgilio, il paradiso con la guida di Beatrice; o altre date ancora. L’incertezza è per certi versi prevedibile, considerata la varietà di riferimenti storici importanti e la molteplicità di eventi che possiamo considerare biograficamente o culturalmente fondamentali. In ogni caso, quale che sia la scelta finale, essa presenterà inevitabilmente un certo coefficiente di arbitrarietà, soddisferà alcune condizioni o alcune aspettative, ne negherà altre. Ma la solennità stabilita nel calendario conterà poco; conteranno di più i contenuti e le forme dei festeggiamenti celebrativi prodotti in territori diversissimi, sparsi nell’intero pianeta, dove la Commedia viene letta e amata. Ultimo in ordine di tempo tra i politici,  nel discorso alla Camera di insediamento del suo nuovo governo il presidente del Consiglio dei Ministri ha affermato: «Anche sul terreno culturale dovremo promuovere l’Italia e il nostro brand, anche culturale, nel mondo. Valorizzando attraverso gli istituti di cultura lo studio e la diffusione della lingua italiana e se mi permettete preparandoci in questo modo nel modo migliore a celebrare il settimo centenario della morte di Dante Alighieri nel 2021». L’applauso dei deputati a sentir evocare il nome di Dante forse è più di un omaggio rituale. Anche se, per promuovere l’Italia nel mondo, il presidente Conte si sarebbe potuto risparmiare l’anglicismo brand (culturale) usando piuttosto parole come immagine, simbolo, marchio, italianissime e a tutti note.

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