di Ferdinando Boero
Intervistato da Floris, Di Maio risponde con garbo a una domanda insidiosa. Dicevate di voler aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, e ora invece date l’impressione di voler mantenere a tutti i costi posizioni di comando. Come la mettiamo? Di Maio risponde che le scatolette di tonno non si aprono urlando e spandendo dappertutto sia il tonno sia l’olio.
Per come la vedo io la scatoletta l’hanno aperta eccome. I tonni sono i due Mattei: Renzi e Salvini. Renzi aveva rifiutato di allearsi con il M5S, dopo l’esito delle politiche, e aveva preferito starsene sul divano a mangiare pop corn, sperando in disastri tipo quelli della gestione romana del M5S. Il M5S, spinto nelle braccia di Salvini, l’ha pagata cara e Renzi si è vantato di averlo distrutto (dimenticando di aver distrutto anche il PD da lui stesso disegnato, con le rottamazioni e gli “stai sereno”). Ma, alla fine, chi ha fatto la figura del tonno è stato Salvini. Renzi, che pensa di essere furbo, ha capito che se si fosse andati alle elezioni non avrebbe avuto la possibilità di decidere le candidature del PD e che il suo controllo sulla rappresentanza parlamentare del partito, ora quasi totale (il capo del PD è ancora lui, in Parlamento), sarebbe svanito. Non ha ancora preparato il suo partito (con cui cercherà di distruggere definitivamente il PD). Così ha fatto buon viso a cattivo gioco e ha accettato quello che un minuto prima considerava una bestemmia: allearsi con il M5S per fare il governo. Ora strepita perché non ci sono toscani. Ci sono renziani, comunque, come Teresa Bellanova (un tempo bersaniana) che da viceministro allo sviluppo economico esorta di non andare a votare al referendum sulle trivellazioni (ho fatto una tribuna referendaria con Bellanova, e non la dimentico) e tace quando il suo governo concede i mari salentini ai petrolieri. Ora è in un governo che dice no alle trivellazioni. Bene!