di Franco Melissano
La storia del tesoro nascosto la conoscevano tutti, ma non tutti ci credevano. Alcuni pensavano che si trattasse di una leggenda inventata da chissà chi e diffusa poi con le solite storielle narrate accanto al camino nelle brutta stagione o nei crocchi seduti al bel fresco davanti agli usci di casa nelle sere d’estate.
C’erano quelli che la ritenevano certamente vera e infine coloro che, sebbene non completamente convinti, desideravano ardentemente che il tesoro esistesse davvero, poiché, in fondo al loro cuore, ognuno di essi, pur senza confessarlo nemmeno a se stesso, sperava di essere lui a scoprirlo.
Circolava una serie infinita di varianti sulle formalità da seguire e sulle formule magiche da recitare, ma su due punti concordavano tutte le versioni: sull’immenso valore del tesoro e sul suo legame con potenze ultraterrene, angeliche o demoniache a seconda dei narratori.
Molti pensavano, non si sa perché, che il tesoro fosse sepolto in una delle vecchie case del centro storico o in qualche chiesetta sconsacrata oppure nell’antico palazzo marchesale.
Tra i più accaniti cercatori del tesoro primeggiava Petito Insatollo, rigattiere dedito ad ogni sorta di traffici. Venuto su dal nulla, si era fatto strada dapprima con commerci di dubbia liceità e successivamente con l’usura. In breve tempo era diventato il maggior contantista della zona e il padrone di mezzo paese.
Gli mancava, per appagare almeno in parte la sua insaziabile avidità, il palazzo marchesale e, soprattutto, il tesoro nascosto.