di Antonio Errico
Alle sette del mattino, l’uomo esce dall’edicola con i giornali e un libro intitolato “Ulisse”, curato da Simone Beta, docente di filologia classica all’università di Siena.
L’amico che ha appena parcheggiato, con un sorriso ironico gli chiede se ancora legge le storielle di Ulisse.
L’uomo risponde di sì, che ancora legge le storielle di Ulisse, però poi si sofferma qualche secondo a pensarci tra sé e sè e a ripetersi la domanda se ancora legge le storielle di Ulisse.
Pensa che è da quand’era ragazzino che legge le storielle di Ulisse e su Ulisse, che da alcune di esse gli è parso di capire un sacco di cose, che qualche libro sull’eroe gli è sembrato fondamentale. Per esempio, “L’assedio e il ritorno” di Franco Ferrucci, oppure quelli di Piero Boitani e, in particolare, “L’ombra di Ulisse” e “ Sulle orme di Ulisse”: storielle di approfondite analisi sulle storielle dell’eroe.
Leggendo le storielle di e su Ulisse, per esempio ha capito che eroi si diventa quasi sempre senza volerlo, che nelle guerre ci si trova coinvolti quasi sempre per caso e di malavoglia.