Itali-e-ni 24. Birra e Brexit

di Paolo Vincenti

“Viva viva 
viva l’Inghilterra 
pace 
donne 
amore 
e libertà 
viva viva 
viva l’Inghilterra 
ma perché non sono nato là … 
mah chissà…”

(“Viva l’Inghilterra” – Claudio Baglioni )

La scena è la seguente: i miei figli stanno guardando “I Simpson” in tv.  Il lercio protagonista Homer al solito si ingolfa di birra e quando all’ennesimo rutto mio figlio Filippo prorompe in una grassa risata, l’altro figlio, Giacomo, gli fa: “ma lo sai che noi oggi conosciamo la birra grazie agli inglesi? L’hanno inventata fra Mesopotamia ed Egitto più di cinquemila anni fa, ma fu all’epoca dei Romani che venne importata in Italia dalla Britannia”. Giacomo dice questo mentre io seguo sull’altro televisore i commenti sulla “Brexit”, cioè l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa decisa dal referendum popolare del 23 giugno. In effetti nell’83 d.C. la birra, conosciuta dai Celti e dai Germani, arrivò a Roma importata da Agricola, governatore della Britannia, il quale portò con sé tre mastri birrai da Glevum (l’odierna Gloucester) che insegnarono ai romani a produrre la bevanda e a venderla. Nell’antichità però la birra non era composta di luppolo. Il liquido veniva creato con diversi cereali come l’avena, l’orzo, il frumento, e fermentato con aromi vari. Fu solo a partire dal IX secolo d.C. che si iniziò ad usare il luppolo ma fu propriamente nel XIII secolo che la birra col luppolo venne perfezionata nei paesi della Germania e divenne una bibita amatissima ed esportata in tutto il mondo.

 “L’ Inghilterra non ha nulla a che fare con l’Europa. Col suo naso appuntito verso il polo e le sue alture bianche sul mare mostra chiaramente di non voler appartenere al continente. L’Europa non è per lei che una di quelle parti del mondo dove le conviene trafficare, dominare e, se occorre, combattere. Tutte le terre per lei, pari sono. Non è in comunione coll’Europa e neppure con gli altri continenti. Non è solidale con nessuno… la menzogna non è soltanto, per il popolo inglese, un’arma da guerra ma la natura stessa, la sua essenza, la sua forza e insieme la sua debolezza. Si vanta, ad esempio, di essere il paladino del liberalismo mentre ognuno sa che è governato da una ristretta oligarchia formata dai relitti dell’antica nobiltà guerriera e terriera e dai campioni della recente aristocrazia banchiera e manifatturiera. Si vanta di essere un popolo pacifista mentre poi reprime ferocemente le rivolte dei sudditi… proclama di essere cristiano mentre la sua religione non è che un gelido fariseismo o un falotico ereticismo. Ritiene di essere idealista mentre è l’archetipo dei popoli mercatori e bottegai… si atteggia a moralista e puritano ma la sua pudicizia verbale e la sua schizzinosità filistea ricoprono una corruzione assai maggiore di quella dei più malfamati paesi… l’ipocrisia non è dunque una leggenda… L’Inghilterra, più degli altri popoli, è quasi immedesimata colla finzione. il popolo inglese è talmente avvezzo alla simulazione che non si accorge più di mentire. E ben gli conviene essere alleato col dio Mercurio che era, ad un tempo, il protettore dei mercanti e il patrono dei bugiardi”. Chi scrive è Giovanni Papini ( in “La spia del mondo”, Vallecchi 1955). Questa tirata anti britannica da parte dello scrittore fiorentino fotografa bene quelli che sono gli stereotipi ai quali  ancora oggi pensiamo quando guardiamo al popolo inglese. Ora la Brexit rischia di portare serie conseguenze per tutta la Comunità Europea. Intanto, il Presidente Cameron annuncia le sue dimissioni. Ciò in conseguenza del fatto che egli ed il suo governo erano per il Remain, cioè per restare in Europa e puntavano sulla sconfitta del referendum, mentre invece il Leave, cioè lasciare l’Europa, ha ottenuto il 51, 90%  dei voti, vincendo. Al successore di Cameron ora toccherà il delicato compito di traghettare, come si usa dire, l’isola, nella nuova fase e la transizione dovrebbe durare circa due anni. Del resto, la Gran Bretagna, a suo tempo, non aveva accolto con favore l’ingresso nella Ue e dal punto di vista monetario è sempre rimasta fedele alla sua divisa nazionale, ossia la sterlina. I malumori crescenti nei confronti delle politiche europee, un sano nazionalismo di cui il popolo britannico certo non difetta, gli ultimi drammatici accadimenti con le massicce ondate di immigrazione che hanno coinvolto tutta Europa, una agguerrita campagna stampa da parte del partito Ukip col suo leader Nigel Farage, tutto ciò ha portato al risultato del 23 giugno.  E così, la “perfida Albione” conferma con la Brexit quella vena di snobismo che da sempre le attribuiamo. “L’inglese è talmente superbo”, scrive ancora Papini, “che considera tutti gli altri popoli come armenti di esseri subalterni, semiselvaggi o semibarbari, coloured people,  poco al di sopra degli animali.. L’inglese manifesta il suo orgoglio connaturale e spontaneo col suo contegno stesso, col suo modo di trattare e di fare, con la tranquilla altezzosità verso tutti gli altri, con la fanciullesca compiacenza della sua grandezza e della sua perfezione”.

Anche i miei figli mi chiedono di capire cosa comporterà l’uscita della Gran Bretagna e soprattutto Benedetta e Giacomo sono preoccupati per il loro imminente viaggio in Inghilterra. Temono che questo metta a repentaglio le loro vacanze studio. Io li rassicuro sul fatto che loro, e tantissimi ragazzi come loro da tutta Italia, potranno tranquillamente partire per l’Uk a luglio e semmai solo in futuro vi saranno delle limitazioni.

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