Economia-ecologia: ci vuole una visione politica

di Ferdinando Boero

Forse sarà la volta buona? Nelle trattative (per me spesso incomprensibili) della nuova alleanza (o sarà un contratto?) tra PD e M5S si parla finalmente di ambiente. Un tema scomparso dall’agenda del M5S e mai presente nei programmi della destra e della sinistra. Le uniche “battaglie” combattute dal M5S una volta giunto al governo sono state velleitarie (come il no a TAP) o comunque di limitata portata (come il no, secondo me sacrosanto, a TAV). Si tratta di tattiche di breve respiro. È passato sotto silenzio il blocco delle concessioni petrolifere nei mari italiani a seguito del fallimento del referendum sulle trivellazioni: un ottimo risultato tattico del ministro Costa, ma manca un seguito strategico. La strategia consiste nel ridisegnare i sistemi di produzione e consumo del nostro paese, in modo da abbracciare un’ottica di piena sostenibilità. Queste cose, assieme a lotta alla corruzione (con le denunce di decine di scandali nel corso dei suoi spettacoli), sono state alla base della “visione” di Beppe Grillo, che ne ha fatto anche uno stile di vita personale. Ma che fine hanno fatto? Non si tratta di ecologia, si tratta di economia. Aver disegnato un’economia che distrugge il capitale naturale per far crescere il capitale economico ha roso alla base anche gli asset economici. Non è difficile da capire e cerco di spiegarlo con un esempio… ittico. Con la pesca noi prendiamo risorse dal capitale naturale (le popolazioni di pesci) e con esse aumentiamo il capitale economico (quel che guadagniamo vendendo i pesci). Quando le popolazioni di pesci hanno iniziato a diminuire abbiamo usato la tecnologia per incrementare l’efficacia del prelievo. Siamo arrivati a usare sistemi sofisticatissimi per individuare i banchi e per catturare i pesci. Quando la tecnologia è diventata quasi perfetta… sono spariti i pesci (il capitale naturale). Per ovviare al problema abbiamo sviluppato l’acquacoltura, ma alleviamo pesci carnivori. Li nutriamo con farine e oli di pesce, derivanti da popolazioni naturali di specie di basso valore commerciale. Stiamo raschiando il fondo del barile. Ora compriamo concessioni per pescare in paesi dove lo sviluppo tecnologico è basso e il capitale naturale è ancora ricco, ma lo sfruttamento non può andare avanti all’infinito. 

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