Il carattere universale dei suggerimenti di Abel a chi si avvicina alla ricerca accademica.
di Paolo Maria Mariano
Mentre il marzo del 1829 finiva, August Leopold Crelle aveva fretta ed era preoccupato, si può ragionevolmente pensare. Crelle aveva seguito un corso di studi in ingegneria civile per la necessità di un posto di lavoro. Lo aveva trovato al ministero degli interni prussiano, nel settore che si occupava della rete stradale e progettava una prima tratta ferroviaria fra Berlino e Posdam. Da autodidatta aveva approfondito lo studio della matematica e aveva conseguito un dottorato nel 1816, a trentasei anni. Nel 1826 aveva fondato una rivista dedicata solo alla matematica, pura e applicata, diversa dai bollettini accademici multidisciplinari del tempo: Journal für die reine und angewandte Mathematik, quello che è chiamato il giornale di Crelle nelle varie lingue in cui ci si può ad esso riferire, ed è ancora oggi una delle più autorevoli riviste di matematica disponibili. L’anno successivo alla fondazione della rivista era passato al ministero dell’educazione e degli affari culturali ed era stato eletto membro dell’Accademia di Berlino per l’interessamento di Alexander von Humboldt, il naturalista, l’esploratore, il grande viaggiatore tedesco. Con il suo giornale, Crelle promuoveva l’ambito culturale che sentiva consono alla sua natura, mostrando una straordinaria sensibilità nel riconoscere i giovani talenti (pur non essendo egli un matematico prominente) e la predisposizione a incoraggiare in maniera concreta il loro lavoro, qualità non comuni nell’accademia, specialmente la seconda. Tra chi sembrava meritare attenzione c’era Niels Heinrick Abel, un giovane norvegese di cui aveva scelto di pubblicare ventidue articoli nei primi tre volumi della rivista, sebbene non li comprendesse completamente, ed era per lui che Crelle aveva fretta. Da almeno un anno, con insistenza, cercava per Abel una posizione nell’Università di Berlino, che era stata fondata nel 1810 per lo sforzo del fratello di Alexander von Humboldt, Wilhelm, che quell’anno era il ministro prussiano dell’educazione. Proponendo Abel per un posto a Berlino, Crelle voleva dargli la possibilità di allontanarsi dal clima severo della Norvegia, portargli sussistenza adeguata ai meriti che mostrava di avere in matematica, nonostante importanti distrazioni di contemporanei più celebrati e anziani. Aveva necessità di fare in fretta, però: la salute di Abel peggiorava.