di Gianluca Virgilio
Quando giovedì 6 settembre 1990 nel paginone del “Quotidiano” di Lecce (pp. 10-11) fu pubblicato l’articolo di Giuseppe Virgilio, Un epigono grecista, con l’occhiello L’eredità di Ottorino Specchia a tre anni dalla sua scomparsa, il disappunto di mio padre fu grande. Ottorino Specchia, a detta di mio padre, si sarebbe rigirato nella tomba per quell’occhiello che lo dava morto da tre anni, mentre non erano passati neppure trenta giorni. Mi sembra di vedere mio padre nel suo studio che agita il giornale e se la prende con le nuove generazioni che non conoscono il latino e con la scuola italiana che è ormai decaduta, ecc. ecc. Era accaduto, infatti, che il giornalista addetto alla pagina culturale del “Quotidiano”, avendo letto la parola “trigesimo” nell’occhiello del necrologio licenziato da mio padre, l’aveva tradotta, per rendere più agevole la comprensione del lettore, con “a tre anni dalla scomparsa”, mentre si sa, o si dovrebbe sapere, che “trigesimo” (da tricesimus, lat.) significa “a trenta giorni dalla scomparsa”. In effetti, Ottorino Specchia era morto il 10 agosto del 1990 e mio padre aveva inviato l’articolo qualche giorno prima del 10 settembre per commemorare l’amico ad un mese dalla sua scomparsa.
L’aneddoto, e con questo molti altri momenti di vita e racconti di mio padre, e visioni istantanee e fugaci dell’uomo che si conservavano in qualche neurone dormiente del mio cervello, mi è ritornato alla mente leggendo un libro tutto dedicato alla memoria di Ottorino Specchia, Philoi logoi, Studi in memoria di Ottorino Specchia a vent’anni dalla scomparsa (1990-2010), a cura di Giuseppe Caramuscio e Francesco De Paola, Edipan, Galatina 2011, pp. 349, pubblicato dalla Società di Storia Patria – Sezione di Lecce, nei Quaderni dell’Idomeneo, n. 11 della collana diretta da Mario Spedicato.
Il volume contiene non solo una serie di scritti destinati a ricordare e studiare l’opera di Specchia, che fu uomo di scuola e studioso grecista molto apprezzato, ma anche scritti offerti da studiosi in onore di Specchia, a riprova della stima che l’uomo e lo studioso riscuoteva e riscuote nel mondo della cultura. Inoltre, sono interessanti, per l’afflato umano che le caratterizza, le testimonianze degli amici, dei colleghi e degli studenti di Specchia, che ne tracciano un ritratto pieno di grande umanità.